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Gestione allegra delle ambulanze del 118

Gestione allegra delle ambulanze del 118 L’ex Cda del Sise dovrà pagare 4,4 milioni

La Croce Rossa: “Fatta giustizia per i volontari onesti”

Di Mario Barresi |

PALERMO – È un bignamino del malaffare siculo. Le ambulanze d’oro, affittate (senza gara) da privati a prezzi talmente alti che in appena cinque anni il costo del noleggio diventava il doppio rispetto a quello dell’eventuale acquisto del mezzo; assunzioni no limits pagate talvolta con assegni ad personam senza alcun giustificativo; e naturalmente le “spese allegre” con carta di credito aziendale, ma di fatto a uso personale: viaggi, soggiorni in resort, cene, beni di lusso, ma anche le spese correnti di un’altissima qualità di vita quotidiana. C’era una volta – ma c’è ancora, in liquidazione dal 2010 – la Sise Spa. Ovvero: la “madre putativa” dell’attuale Seus-118 (che ha assorbito oltre 3.300 dipendenti, mettendo nei guai giudiziari 17 ex assessori regionali). Siciliana Servizi di Emergenze è una Spa fondata nel 1998 e da sempre chiacchieratissima, protagonista di una vita mirabolante e senza controlli negli anni d’oro del cuffarismo. Un pozzo senza fondo, dal quale continuano a uscire scandali anche a distanza di anni.   I vertici della Sise, società interamente partecipata da Croce Rossa Italiana, ma di fatto alimentata, con centinania di milioni di euro, dalla Regione Siciliana, sono stati condannati perché «responsabili» di «condotte di mala gestio» nella società che fino a cinque anni fa si occupava del servizio d’emergenza in Sicilia. La giustizia avrà pure i suoi tempi, ma non dimentica. E martedì è stata depositata una sentenza del Tribunale di Palermo. Che è una pesante mazzata per i vecchi vertici di Sise: sette ex amministratori sono stati condannati, «in solido fra loro», a un maxi-risarcimento danni – oltre 4,4 milioni di euro – alla società in liquidazione, di fatto alla Croce Rossa. E l’allora presidente, Guglielmo Stagno d’Alcontres, oltre alla sua quota-parte in veste di componente del Cda, dovrà rifondere altri 361mila euro per l’«indebita utilizzazione di denaro e fondi della società a fini personali».   Esulta il presidente di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, che da commissario straordinario cominciò in Sicilia il repulisti: «È una sentenza che restituisce onore e orgoglio ai tanti volontari siciliani, impegnati in prima linea nell’emergenza immigrati e non solo, oltre che confermare la lungimiranza di un nuovo corso all’insegna della trasparenza e del rispetto delle regole».   È davvero impietoso il giudizio della quinta sezione civile del Tribunale di Palermo (presidente-estensore Daniela Galeazzi; giudici Giulia Maisano e Giuseppe De Gregorio) che ha aveva deciso, in Camera di Consiglio, lo scorso 14 aprile, notificando martedì la sentenza alle parti. In totale 33 pagine, dove c’è davvero di tutto. Dall’«effettuazione di assunzioni al di fuori di ogni regola di correttezza e trasparenza, senza tenere in alcun conto i limiti di spesa e di rimborso di costi stabiliti dalle convenzioni» fino all’«avere stabilito retribuzioni inadeguate rispetto alle attività espletate, anche attraverso il meccanismo degli assegni ad personam privi di qualsivoglia giustificazione, la cui revoca disposta dagli amministratori seguiti ai convenuti ha provocato una mole considerevole di contenzioso lavoristico»; ma il peccato più grave (e quello economicamente più consistente) è «l’avere preso a noleggio, invece che acquistare, le autoambulanze necessarie all’espletamento dei servizi 118, peraltro senza utilizzare, nell’individuazione della società di noleggio, un metodo che garantisse trasparenza e congruità di costi».   E infine, esemplare ciliegina sulla torta della vecchia gestione del 118 in Sicilia, c’è anche l’«indebita utilizzazione», da parte dell’allora presidente, «di denaro e fondi della società a fini personali». Per questi motivi il Tribunale ha condannato i sette ex amministratori: il presidente Guglielmo Stagno d’Alcontres e i consiglieri Massimo Balsamo, Matteo Cardella, Francesco La Monica, Adolfo De Meo, Francesco Ingala e Salvatore Cascio a risarcire 4.439.363,38 euro, importo che «va limitato ad euro 3.104.505,90 per i soli Ingola e Cascio», in quanto tutti gli altri sono stati in carica dal gennaio 2006 all’8 settembre 2009, mentre gli ultimi due hanno concluso il mandato in Cda il 26 giugno 2008.   Tutto il sistema Sise si manteneva su un groviglio di conflitti d’interesse, tra i quali una doppia convenzione: una fra la Regione Siciliana e la Croce Rossa; l’altra fra Croce Rossa e Sise. Perché, scrivono i giudici, «il sostanziale pareggio di bilancio mantenuto in quegli anni da Si. Se è stato artatamente raggiunto poiché, nei bilanci annualmente approvati, tutti i costi sostenuti da Si. Se sono stati iscritti come crediti nei confronti di Cri Comitato Regionale, nonostante le convenzioni sottoscritte tra le due società prevedessero dei corrispettivi per i costi da sostenere minori rispetto ai costi effettivamente sopportati».   Tanto poi pagava la Regione Siciliana, che però non si è costituita in giudizio: nel 2002 per il servizio 118 pagava 9 milioni di euro, mentre nel 2008 è incredibilmente arrivata a sborsarne 87. I costi maggiori sono le ambulanze: nella convenzione del 2001 sono 76 milioni per 221 mezzi, che diventano 280 nel 2006. Nel “pacchetto” erano comprese le spese e il personale, ma «mai le somme stabilite nella convenzione fra Cri e Regione, pedissequamente riportate nella convenzione fra Cri e Sise sono state sufficienti a coprire i costi».   Il consulente del tribunale ha appurato che «dal 2006 al 2009 vi è stato sempre un surplus di personale», ma anche «un correlativo costo per il personale superiore a quello preventivato». La sentenza parla anche di un’accertata «mancanza degli atti deliberativi relativi all’assegnazione di assegni ad personam».   Il danno? Un dark number, leggendo «i meri bilanci di esercizio»: il tribunale conclude che «non è stato possibile accertare a quanto ammonti il danno cagionato alla società». Da qui è spiegabile lo “sconto” del tribunale rispetto al risarcimento chiesto da Sise ai suoi ex amministratori: 7,8 milioni. Molto più preciso il costo indebito per la società dovuto al noleggio delle ambulanze: a fronte di un canone annuo pattuito di 4,7 milioni, il costo lievita a 6,1 milioni (2006), 5,8 milioni (2007 e 2008). Ma la Regione avrebbe coperto fino a un massimo di 3,4 milioni. Da qui il «danno provocato dall’avere superato, per il noleggio delle ambulanze, i limiti di spesa stabiliti nelle convenzioni».   L’aggravante per l’ex presidente Stagno d’Alcontres è l’ulteriore risarcimento di 361mila euro di spese personali. «Con una carta di credito aziendale – racconta Romolo Reboa, legale di Cri, all’epoca anche componente del collegio dei revisori “inviati” in Sicilia – dove c’erano voci di tutti i tipi: viaggi suoi e dei familiari, alberghi, cene, oltre che spese quotidiane personali. Tutte voci che abbiamo scoperto su input del nuovo corso impresso dal presidente Rocca. Spese che erano sotto gli oochi di tutti, anche prima. Abbiamo dato a Stagno d’Alcontres la possibilità di giustificarle, ma non l’ha mai fatto». E nemmeno il tribunale di Palermo, evidentemente, ha creduto si trattasse di soldi spesi per rappresentare una così munifica società.   twitter: @MarioBarresi

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