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I saluti dal lavoro di Marisa Scavo, la maestra delle indagini del “codice rosso” va in pensione

Il procuratore aggiunto ha lavorato per 39 anni negli uffici di piazza Verga

Di Laura Distefano |

Marisa Scavo saluta gli uffici di piazza Verga. La sua seconda casa dal 1985. Ieri mattina alla biblioteca della Corte d’Appello erano in centinaia per poterla abbracciare. Occhi lucidi e sorrisi per la magistrata che ha dato un contributo attivo sulla legge sul “codice rosso”, anche se non ha mai nascosto che qualcosa andrebbe migliorata. «Ma la strada è quella giusta».

La procuratrice ha coordinato il pool sui reati delle fasce deboli: violenze sessuali, pedofilia, pedopornografia, stalking, maltrattamenti in famiglia. Il sistema investigativo catanese, “firmato” Scavo, è diventato punto di riferimento per le procure d’Italia. E non solo. Scavo ha ringraziato i tanti colleghi che hanno lavorato nel gruppo da lei guidato. «Tutti magistrati straordinari». Il testimone è stato preso dall’aggiunto Sebastiano Ardita, con «cui ci siamo già confrontati più volte».

Hanno valorizzato le grandi doti umane e professionali di Marisa Scavo il presidente della Corte d’Appello Filippo Pennisi, il presidente del Tribunale Francesco Mannino, il procuratore generale Carmelo Zuccaro e il procuratore aggiunto (attuale reggente) Agata Santonocito, il comandante dei carabinieri Salvatore Altavilla, il questore Giuseppe Bellassai, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Antonino Raimondo, il prefetto Maria Carmela Librizzi. Poi ci sono state le lettere (commoventi) di chi ha lavorato con lei per 24 anni. Scavo “maestra”, Marisa “mamma e amica”. La magistrata ha dedicato un pensiero a ognuna delle persone con cui ha condiviso questo lungo viaggio. Ieri ha voluto accanto a sé anche il marito («che mi ha sempre incoraggiata») e i figli («a cui chiedo scusa per aver tolto un po’ del mio tempo»). Senza filtri e senza peli sulla lingua, Scavo ha voluto ringraziare Santonocito per «l’autorevolezza» con cui «sta guidando l’ufficio» e per «aver dimostrato di saper affrontare con il suo innato garbo istituzionale» anche situazioni – che la magistrata ha definito – «pregiudizi di genere».La magistrata ha mostrato l’articolo de La Sicilia che racconta il suo ingresso nella procura etnea il 15 luglio 1985. «Avevo 30 chili in meno», commenta con la sua inconfondibile autoironia. Il distacco del cordone ombelicale (durato 39 anni) Marisa Scavo l’ha voluto fare in modo lento. Anche se il suo è solo un arrivederci: «Da domani comincerò a molestarvi e stalkerizzarvi…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA