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Castelvetrano, caso Giambalvo Si sono dimessi 22 consiglieri

Castelvetrano, caso Giambalvo Si sono dimessi 22 consiglieri

Il Consiglio comunale si è così autosciolto dopo che era rientrato in carica il consigliere indagato (ma assolto) perché accusato di essere vicino a Matteo Messina Denaro

Di Redazione |

Il consiglio comunale di Castelvetrano è ufficialmente autosciolto. Ventidue su trenta, sino a questo momento, i consiglieri comunali che hanno rassegnato le dimissioni nelle mani del segretario comunale. Altre dimissioni sono attese nel corso della mattinata. Adesso toccherà alla Regione nominare un commissario con i poteri del solo Consiglio comunale. Infatti, il sindaco Felice Errante e la sua giunta rimangono in carica.

L’autoscioglimento del consiglio comunale di Castelvetrano, in seguito alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri, è legata al cosidetto «caso Giambalvo», scoppiato anche in seguito ad alcune interviste da parte della trasmissione televisiva «Le iene». Il consigliere comunale Calogero «Lillo» Giambalvo era stato arrestato nel novembre 2014 nell’operazione antimafia “Eden II”, insieme ad altre 14 persone, e assolto in primo grado lo scorso dicembre dall’accusa di essere un fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro, suo concittadino, latitante dal ‘93. Intercettato durante le indagini, il consigliere si diceva fedele al boss e si augurava la morte del figlio di un pentito. Subito dopo l’assoluzione Giambalvo, il 25 gennaio scorso, era stato reintegrato in Consiglio comunale dal prefetto, così come prevede la legge. Ma la decisione era stata duramente contestata del vicepresidente nazionale della Commissione Antimafia Claudio Fava, che nel corso di un incontro in Municipio aveva sollecitato le dimissioni dei consiglieri comunali. Anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, pur nel rispetto della legge, aveva sollecitato le dimissioni dei consiglieri comunali per costringere Giambalvo a decadere dalla carica. Calogero Giambalvo alle amministrative del 2012 era risultato il primo dei non eletti nella lista di Fli nella quale era candidato come indipendente. Nel luglio 2014 sostituì un consigliere chiamato a far parte della giunta; in quell’occasione dichiarò di aderire al movimento Articolo 4, fondato dall’allora parlamentare regionale Lino Leanza (ex Mpa), poi deceduto. Tornato in Consiglio, dopo il processo, alla prima seduta Giambalvo si difese pubblicamente sostenendo che l’accusa nei suoi confronti «era fondata su intercettazioni e chiacchiere equivocate in sede di trascrizione come avrò modo di chiarire». «Tengo a precisare – aveva aggiunto – che la stessa Procura in sede di discussione ha chiesto l’assoluzione dai capi di imputazione più gravi. Sin da ora prendo le distanze da quanto è stato detto contro di me sui media perchè ho sempre sostenuto e sosterrò qualsiasi progetto di legalità». Quella stessa sera, in tre diversi documenti, il Consiglio manifestò fiducia nella giustizia, sottolineando che le sentenze non si commentano ma si osservano e prendendo le distanze dagli estimatori della mafia e da quanti inneggiano al latitante Messina Denaro.

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