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«Il decreto disabili bisogna rifarlo», le associazioni attaccano Musumeci

Di Daniele Ditta |

PALERMO –  Le associazioni dei disabili bocciano il decreto della Regione sui disabili. Sulla bozza – al vaglio della commissione Salute, Servizi sociali e Sanitari dell’Ars – interviene Giovanni Cupidi, disabile gravissimo e componente del comitato “Siamo handicappati, no cretini”, che in un documento pubblicato su Facebook spiega punto per punto le note negative del decreto da poco firmato dal governatore Musumeci.

Il cahier de doléances è lungo e parte dalla soglia del reddito Isee fissata a 25 mila euro annui. «Il parametro – spiega Cupidi – è riferito al reddito familiare, non a quello personale. Il concetto di Isee ristretto sembra sconosciuto, nel decreto non è specificato. Se viene superata la soglia dei 25 mila euro, il sussidio verrà ridotto del 30%».

Altro punto controverso è l’obbligo di scelta per i disabili gravissimi tra assegno e servizi. «Senza un caregiver familiare (un parente di primo grado che assiste quotidianamente il disabile, ndr) – scrive Cupidi – non c’è nessuna opzione che permetta di avere una scelta monetaria in grado di garantire costi inferiori e maggiori ore di assistenza. Si tratta di un’interpretazione sbagliata, del tutto contraria allo stesso dettato normativo nazionale che inserisce l’assegno di cura tra le forme di assistenza, potendo ben coesistere con il progetto individuale. Perché per la Regione le due misure sarebbero alternative?».

La moltiplicazione degli enti a cui rivolgersi per le domanda di accesso al fondo è motivo di preoccupazione per i disabili. A seconda del tipo di disabilità, cambia la competenza: i gravissimi dovranno presentare le istanze al Punto unico di accesso (Pua) competente per territorio di residenza, o laddove questo fosse irraggiungibile, al Comune. I disabili gravi, invece, si dovrebbero rivolgere ai distretti socio-sanitari di competenza per chiedere l’accesso all’assistenza sotto forma di Patto di servizio. Mentre per i disabili psichici l’ente competente sarebbe il Comune. «Ecco come complicare la vita alla gente senza motivo» aggiunge Cupidi, che punta il dito contro sugli stanziamenti economici: «Sugli importi non c’è nessuna certezza. Non solo si continua a mantenere la limitazione degli stanziamenti di bilancio annuali previsti dalla legge di bilancio, ma si dice candidamente che tutti gli importi saranno variabili e demandati di anno in anno alla volontà politica. Insomma una vera delusione e continua instabilità. Così non si parte dai bisogni e si adeguano le risorse, ma viceversa».

Insomma, il «giudizio sul decreto è negativo» anche se, sottolinea il comitato “Siamo handicappati, no cretini”, il governo regionale ha il merito di prendere in considerazione tutti i disabili e non solo quelli gravissimi». A conti fatti circa 40 mila persone in tutta la Sicilia. Uno sforzo che non basta per frenare la mobilitazione annunciata dalle associazioni, che adesso attendono di essere ascoltato in commissione all’Ars.

La protesta dei disabili trova una sponda politica nel Pd. Il senatore Davide Faraone annuncia che il digiuno a staffetta andrà avanti. «Non credevo – afferma Faraone – che si potessero scrivere norme che sono un salto culturale all’indietro di decenni. Con questo decreto, Musumeci ha trasformato i disabili siciliani in precari. Al centro non c’è più la sofferenza di persone fragili e delle loro famiglie, ma numeri e disponibilità di cassa che cambiano ogni anno, a seconda dei capitoli di bilancio, del colore politico delle Giunte, della sensibilità di un assessore».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA