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IL REPORTAGE

Lo “sbarco dei 500” del Sicilia Express: ecco cosa ha funzionato (e cosa no) nel treno low cost della Regione

Soprattutto i giovani hanno apprezzato il viaggio, ma tra le famiglie non sono mancate le lamentele per le carrozze troppo vecchie. E a Villa San Giovanni brusco risveglio con l’“isolitudine”: quattro ore per attraversare lo Stretto

Di Mario Barresi |

La cocente delusione, dopo una lunga notte di poco sonno, si materializza appena saliti sul traghetto. «Ragazzi, il bar è chiuso: niente caffè». Ma soprattutto: niente arancin* (l’ipocrita asterisco si rende necessario per le diverse “etnie” degli interessati), salta il rito, atavico e primordiale, della smozzicata al bar galleggiante mentre Cariddi s’avvicina a vista d’occhio. E così lo “sbarco dei 500” si fa un po’ meno trionfale.

I passeggeri del Sicilia Express, il treno low cost voluto dalla Regione per riportare studenti e lavoratori dal Nord per le feste, trovano la brutta sorpresa a Villa San Giovanni. A bordo di “Igina”, la nave di Fs, il servizio di ristorazione (in appalto a privati) questa domenica non è attivo. Una beffa del destino, visto che il nome del traghetto ha una matrice greca: hyghìeia, cioè «prospero, integro, in salute».

I nostri eroici passeggeri si adeguano all’imprevisto. E si forma una lunga coda per bevande e snack dell’unica macchinetta presente, un serpentone quasi più lungo degli altri due, paralleli, davanti ai (pochi) bagni per uomini e donne. Il distributore automatico termina la disponibilità ben prima dell’arrivo a Messina e così gli operatori di Treni Turistici Italiani, la società che gestisce il convoglio “affittato” dalla Regione, sono costretti a distribuire scorte di bottigliette d’acqua. Per il prezioso liquido nero contenente una salutare dose di caffeina, invece, bisognerà aspettare la stazione siciliana di destinazione.

Questo lungo viaggio, partito da Torino sabato pomeriggio alle 15,11 con tappe lungo tutta l’Italia (Novara, Milano, Parma, Modena, Bologna, Firenze, Arezzo e Roma; niente stop a Salerno) resta però un esperimento riuscito. Per la ragione più semplice: ha permesso – con biglietti “popolari” – di trascorrere a casa il Natale a centinaia di siciliani, molti dei quali sarebbero rimasti al Nord perché il caro-voli (ma manco gli autobus, in questo periodo, scherzano) rende proibitivo ogni altro mezzo.

Pareri diversi

«È stata un’esperienza positiva – certifica Girolamo, che da Parma torna a Racalmuto – e ve lo assicura chi, per ragioni di costi, non prende quasi mai l’aereo. Questo treno mi è proprio piaciuto». Il suo viaggio sarà interminabile: arrivato a Catania, lo aspettano altre quattro ore e alla fine totalizzerà un giorno tondo tondo. Ma Antonella, studentessa che da Milano torna a Siracusa, chiede di più: «Il Sicilia Express non dev’essere un’iniziativa spot, si deve estendere a più giorni in tutti i periodi di vacanza».

Il parere cambia in base alla predisposizione dell’anima dei viaggiatori. I più giovani apprezzano soprattutto l’offerta di servizi “alternativi” a bordo: il design coordinato da uno stilista, le degustazioni di vini e l’open bar, la tombola, il tocco social degli influencer e l’intrattenimento di attori, comici e cantanti.

«C’era di tutto e di più: un’esperienza unica, questo treno – auspica Michele, studente nisseno – lo dovrebbero fare almeno tre-quattro volte l’anno». L’unico problema, per loro (ma non soltanto) è che già a tarda sera finiscono le “scorte”. «Al bar era rimasta soltanto una piadina vegana e la birra senza glutine», si lamenta Giacomo, studente ennese. Anche la carrozza ristorante, dopo aver però sfornato pasti per tre turni ai passeggeri prenotati, è costretta a offrire ai più nottambuli il “menu bambini”: pennette al pomodoro e petto di pollo senza nemmeno le patatine. Come una stellata, vista l’ora. I più scaltri approfittano della lunga sosta alla stazione di Santa Maria Novella, più di 20 minuti, per fare scorta di cibo e alcol.

Ma se ci limitassimo a raccontarla così sembrerebbe la cronaca di un villaggio vacanze su rotaie. Invece non è proprio così. Di notte i vagoni del Sicilia Express si dividono in due categorie: chi vuole divertirsi e chi vuole dormire. Nella seconda categoria ci sono anche gli scompartimenti con sei persone (il biglietto dal costo più basso: 29,90 euro per il solo posto a sedere), dove si sta davvero stretti. Angelo, giovane insegnante precario del Palermitano, non riesce a prendere sonno. E in corridoio si confessa con il primo che passa: il cronista. «Mi faccio un mazzo così tutto l’anno, ho portato con me mia moglie e la bimba, e mi sento un fallito quando arrivano le feste e non posso permettermi tre biglietti di andata e ritorno per stare qualche giorno in famiglia». È quasi mezzanotte e Roma Tiburtina è lontana. Quasi quanto – ci viene da pensare – i politici siciliani dalla vita reale.

L’umanità più variegata

Non solo ricchi premi e cotillon. I vagoni sono popolati dall’umanità più variegata. Così anche le famiglie a bordo si dividono sui giudizi. Per Giuseppe, messinese padre della «passeggera più piccola di tutto il treno», è «un’esperienza che rifaremo: tutti bravi e accoglienti»; per Francesco, che scende a Messina per tornarsene a Capo d’Orlando con i suoi, «è un viaggio da dimenticare: treno vecchissimo, i riscaldamenti non funzionano, faceva freddissimo o caldissimo, è un incubo con due bambini al seguito». In effetti alcune carrozze sono senza elettricità. E, col freddo notturno, la priorità non è come ricaricare il cellulare.E poi, qui dentro, love is in the air. L’amore maturo di Serena e Valentino: vivono a Novi Ligure e sono su questo treno «per non viaggiare divisi». Lei scenderà a Catania, per tornare a Catenanuova; lui va ad Avellino, «ma a capodanno la raggiungo in Sicilia».

C’è anche qualche potenziale coppia che si forma. «Ho fatto nuove amicizie, molto interessanti», confessa Giulia, ragusana. Che sembra triste quando deve salutare la comitiva dei trapanesi. A Messina, infatti il convoglio lungo 500 metri si sdoppia: sei carrozze dirette a Siracusa; altrettante a Palermo (arrivo alle 14,22 con una cinquantina di minuti di ritardo).

L’esperienza del traghetto

Poco prima il popolo del Sicilia Express ha rifatto i conti con l’isolitudine. Giunti a Villa San Giovanni alle 7,45, ci si sposta soltanto alle 9,05 sul traghetto. Alle 9,25 partenza per la sponda siciliana, sbarco alle 10,04, poi un’altra mezz’ora buona d’attesa e arrivo alla stazione di Messina alle 10,42. In tutto: tre ore per attraversare lo Stretto. Un’esperienza che – vissuta non in teoria, ma in pratica – potrebbe persino “convertire” qualche No Ponte incallito.

E, nella Sicilia orfana dell’alta velocità, il treno dei nuovi emigrati recupera con uno sprint finale i ritardi accumulati: Taormina-Giardini, Giarre, Acireale e infine Catania. Sono le 12,35: appena un quarto d’ora dopo l’orario indicato nella brochure. Alla stazione centrale, baciata da un accogliente sole natalizio, è tutto un abbracciarsi e baciarsi. Una mamma minuta rischia di strangolare il nerboruto pargolo. Un padre lungimirante dice alla figlia: «Leviti ’stu magghiuni e ’stu giubbuttazzu, che qui si sta morendo dal caldo. Scordati la nebbia e il freddo: ca ni putemu fari i bagni a Plaia…».Benvenuti al Sud. Anzi: bentornati.

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