Notizie Locali


SEZIONI
°

Editoriali

Italia debole in Europa perchè il governo non può avere una doppia linea

L'analisi del costituzionalista Salvo Andò: «Il governo è ritenuto da tanti inaffidabile per la sua politica estera ondivaga e, come tale, non meritevole di essere coinvolto nelle decisioni che contano»

Di Salvo Andò |

La Meloni ha reagito con durezza a chi all’interno della comunità internazionale ha inteso sottovalutare il suo ruolo di leader politico di primo piano. Nelle settimane scorse ha protestato per il mancato invito alla consultazione che il presidente americano Biden ha promosso tra i leader europei più rappresentativi per verificare lo stato di salute dell’Ue. Uno sgarbo analogo si era verificato qualche tempo addietro, allorché la premier non è stata invitata alla cena voluta da Macron con Schulz e Zelensky. In quell’occasione Macron, padrone di casa, è apparso, di fronte alle proteste italiane, assolutamente indifferente, spiegando che non aveva nessuna giustificazione da dare, perché a suo dire i ruoli internazionali dei diversi Paesi scaturirebbero dalla loro storia, dalla capacità negoziale che esprimono nella soluzione delle crisi. Ha fatto bene la Meloni a risentirsi per tanta arroganza, annullando gli incontri bilaterali in agenda.La mancata consultazione della Meloni da parte di Biden, in un certo senso conferma un analogo giudizio sul conto del nostro Paese. Si tratta di una scarsa considerazione del ruolo internazionale dell’Italia, che riguarda il sistema Paese nella sua interezza. Di ciò devono tener conto coloro i quali nella maggioranza ostentano una superbia sovranista e non perdono occasione per ridicolizzare gli sforzi compiuti da quanti, all’interno dell’Ue, si spendono affinché l’Europa possa essere riconosciuta come attore globale. Si tratta di leader politici che in questo senso paiono allineati sulle posizioni portate avanti da governi, come quello ungherese e quello polacco, destinatari di pesanti sanzioni da parte del Europa per violazione dei principi democratici.Insomma, il nostro governo è ritenuto da tanti inaffidabile per la sua politica estera ondivaga e, come tale, non meritevole di essere coinvolto nelle decisioni che contano.È vero che le proteste del premier italiano hanno indotto poi il presidente americano a correre subito ai ripari, dichiarando che non esiste alcun pregiudizio nei confronti del governo italiano (ma che altro poteva dire di un Paese alleato?) e che per il futuro la Meloni sarà coinvolta nelle consultazioni anche informali promosse dalla Casa Bianca. Ma si tratta di una toppa che è ancora più grande del buco perché certo non rimedia a una crisi di reputazione del governo italiano.Occorre che sul posizionamento del nostro Paese nella comunità internazionale, ma soprattutto in Europa, si compiano serie riflessioni, e anche qualche autocritica.La Meloni si è rivelata finora un’alleata atlantica leale. E sulla guerra scatenata dal dittatore russo contro l’Ucraina ha preso posizioni assolutamente coincidenti con quelle assunte dall’Ue. Ma il governo pare muoversi in uno stato perennemente confusionale, ascrivibile anche alle molte identità politiche che convivono all’interno di esso. La Meloni nonostante la frequentazione mai interrotta con i sovranisti puri e duri dei Paesi dell’Europa orientale dice di credere nel futuro del processo di integrazione. Ma viene spesso smentita da alcuni suoi alleati di governo. Soprattutto il vicepremier Salvini non perde occasione per far emergere le distanze che in questa materia esistono tra la linea del governo e la sua idea di Europa. Tutto ciò non può non creare scarsa fiducia nei nostri interlocutori con riferimento alla volontà del governo di onorare gli impegni che ha assunto a livello internazionale.La premier che si reca a Bruxelles per parlare con i vertici dell’Ue, manifestando spirito collaborativo non può poi essere contraddetto dalle estemporanee esternazioni di un vicepresidente del Consiglio, che insiste nella sua rozza crociata sovranista.Da qui il passo indietro rispetto al prestigio di cui godeva il precedente governo, perché con Draghi il nostro Paese si era stabilmente collocato nella cabina di regia formatasi all’interno dell’Ue. Il famoso viaggio in treno verso Kiev di Draghi, Macron e Schulz certificava un ruolo italiano nell’Ue sicuramente autorevole.Per questo occorre che nel governo non si registrino dissociazioni polemiche, tentativi di far saltare il tavolo degli accordi assunti con l’Ue. La premier non può essere condizionata pesantemente dalla sua maggioranza. In Europa, ma non solo in Europa, la politica estera è saldamente in mano al capo del governo. Vi possono essere esecutivi anche poco stabili, come dimostra l’esperienza del Regno Unito, ma non accadrà mai a Londra, a Parigi, a Bonn che il capo del governo possa essere tenuto sulla corda da settori della maggioranza che non condividono la sua linea di politica estera. In presenza di sortite destabilizzanti, infatti, il premier chiederebbe immediatamente le elezioni, restituendo la parola al popolo.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA