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L'opinione

La palestra delle notti brave

C'è una deriva di perdita di valori e di senso civico che accompagna i più giovani e fa vivere loro una vita di eccessi.

Di Antonello Piraneo |

I fumi e gli odori delle grigliate, i suoni e i rumori sparati “a palla” dal dj, i bagliori e le scintille dei falò in barba alle ordinanze sindacali come pure quelli dei botti che illuminano il cielo, le ville con piscina e le spiagge libere. Siamo all’antivigilia della notte di Ferragosto e si preparano i riti di ogni anno, anche se da qualche tempo l’estate ci offre sempre meno cronache spensierate e sempre più echi delle tante emergenze che incombono, toccando il monte dei massimi sistemi e scendendo sino alla valle della quotidianità. La bella stagione è un po’ meno bella di quella raccontata dalle foto in bianco nero delle utilitarie addobbate a mo’ di camper, le valigie e le sdraio sui tettucci delle auto, tutti in coda per le ferie, ferie lunghe.Il frastuono del capodanno estivo, forse, coprirà i toni preoccupati che si sentono in strada, al bar, al lido, anche nei corridoi di casa. Poi si ricomincia. E, tra le tante, c’è un’urgenza che tanti fingono di non vedere e riguarda il presente, non il futuro o il futuribile. È quello della deriva di perdita di valori e di senso civico che accompagna i più giovani e fa vivere loro una vita di eccessi.

Nessuna ipocrisia: tutti siamo stati ragazzi e tutti abbiamo provato l’ebbrezza di scavalcare il muretto di un divieto, di aggirare i paletti del proibito, di cercarci qualcosa che somigliasse alle vagheggiate praterie, sconosciute e proprio per questo maliziosamente attrattive, pericolosamente seducenti. Ma sapevamo di farlo, coscienti di essere andati oltre: per una volta, una notte, un momento o un periodo. Una parentesi tra lo scorrere di un processo di maturazione corretto, seguiti con lungimirante distanza da genitori attenti: liberi, anche di sbagliare, ma non troppo.Oggi non è così, troppi giovani confondono gli eccessi con la normalità, proprio non vedono divieti di fronte a loro, non hanno tabù. In fondo, per tanti la notte di Ferragosto è una notte come mille altre.Da qui, anche da qui, può nascere una sorgente di devianza, come dire, “spontanea”, che sfocia nelle strutturate baby gang: per chi non ha la confort zone di una stanzetta in cui rifugiarsi e rimirarsi dopo chissà cosa, il passaggio tra una notte brava e un profilo criminale di queste stesse giornate è facile, facilissimo. Le mafie lasciano fare, perché il reclutamento di forze nuove in questi contesti è di fatto fisiologico: «Non perdete tempo a rubare Iphone e bullizzare ragazzini imberbi, spacciate per noi, lavorate per noi».Ce ne occupiamo non a caso oggi, al bivio dell’estate, per ricordarci di un problema che non ha stagionalità e che ci rimbalzerà quando le nostre città torneranno a essere l’unica piazza dei ragazzi. Sono soltanto dei mariuoli, dei monelli, come usava dire una volta, o sono pezzi di generazione lasciati in balìa del vento di una vita precaria che qui soffia forte? La risposta sta in una divisa in più – pur necessaria nell’immediato – nella militarizzazione delle strade o piuttosto nella costruzione di modelli culturali e sociali diversi, di punti di riferimento che non siano influencer, trapper e tronisti? Non è una domanda retorica, è una domanda, visto l’andazzo che benitenso riguarda il Paese tutto.Certo, siamo stati presi da un’estate di fuoco, nel senso letterale del termine, in cui le fiamme sono state alimentate da chi ama guardare il dito anziché la luna. Ecco, anche qui, non limitiamoci a osservare il dito delle scorribande notturne ma allunghiamo lo sguardo fino alla luna di una società incapace di difendere i valori fondanti di una comunità che vuole essere tale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA