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Scuola “vietata” a 13enne siracusana dopo un grave incidente stradale

Scuola “vietata” a 13enne siracusana dopo un grave incidente stradale

Niente fondi per l’istruzione domiciliare. Lo zio: «E’ dispersione scolastica indotta»

Di Rossella Jannello |

CATANIA – «Non avrei mai pensato di dire che la scuola mi manca. Ma mi manca, eccome». Nel commento di questa tredicenne, c’è il nocciolo di questa storia. Che si dipana fra Catania e Siracusa, scaturisce da un evento drammatico (di quelli che possono succedere a chiunque) e chiama in causa il diritto costituzionalmente garantito all’istruzione. La giovane vita di Asia è cambiata il 10 giugno, in una rotonda di viale Scala greca nella città aretusea. A bordo di uno scooter con la mamma, è travolta da un veicolo. Quando le soccorrono, la ragazzina sembra morta. Invece, grazie alle cure prestate prima all’Umberto I di Siracusa e poi al Cannizzaro di Catania rimane attaccata alla vita. «Il 10 giugno – ricorda la mamma Vanessa – Asia era ansiosa come ogni suo coetaneo che si preparava agli esami di licenza media ma gli esami, quel giorno li ha affrontati in una sala di rianimazione. Ma quando è stata meglio, a settembre, se pur provata e sofferente si è impegnata a studiare per ottenere la licenza media». Esami anche burocraticamente difficili che la ragazzina sostiene nella struttura riabilitativa, Villa Sofia di Acireale, dove è stata ricoverata assieme alla madre che patisce anche lei i postumi dell’incidente.   Ma Asia coltiva pure un altro sogno, quello del primo giorno di scuola nel liceo linguistico siracusano, il Quintiliano, dove risulta regolarmente iscritta e dove è iscritta anche la sua amica del cuore. Fisicamente non potrà essere in aula prima della primavera prossima, ma non se la sente di rinunciare. Così la mamma invoca per lei, che nella stanza d’ospedale chiede già libri e penne l’istruzione domiciliare, «un diritto – dice – per ogni ragazzo nell’età dell’obbligo, che per gravosi motivi è impossibilitato a frequentare; anzi, si tratta quasi di un fiore all’occhiello per l’istruzione italiana per permettere così al giovane disagiato di raggiungere un buon equilibrio psicofisico e una giusta integrazione per un futuro ritorno alla normalità».   Ma, come si dice, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. «E dire che già nei giorni immediatamente successivi all’incidente – racconta Vanessa – avevamo avvisato il dirigente dell’istituto che nostra figlia, che nell’incidente ha riportato lesioni serie, avrebbe avuto bisogno per un po’ di tempo dell’istruzione domiciliare. Ci hanno detto sì, ci hanno detto di comprare un computer con webcam, cosa che abbiamo fatto subito. Poi, all’inizio di settembre ci hanno detto che non c’era niente di pronto… che non c’erano fondi. Non si aspettavamo che mia figlia sopravvivesse». Insomma, la scuola è cominciata da quasi un mese, ma non per Asia. Attorno a lei, si sfoga la mamma «ci sono tante belle parole e propositi che a tutt’oggi non si mettono in atto. A quanto pare questo progetto, se pur edificante, risulta poco remunerativo in altri sensi. Così andiamo avanti da più di un mese con un piano che oggi pare partire da Catania, il giorno dopo da Siracusa, in un’alternanza di mezze verità, false speranze e diverse omissioni di atti di ufficio».   Per la ragazzina in sedia a rotelle, infatti si sono mobilitati in tanti. Se non a Siracusa, sicuramente a Catania dove Asia e la mamma si trovano ospiti degli zii, dopo l’ennesimo ricovero. Dal liceo Principe Umberto al Galileo Galilei, che nel progetto potrebbe avere una parte attiva, ai funzionari dell’ufficio scolastico provinciale che ha anche interessato l’Ufficio scolastico regionale. Tuttavia non si parte ancora. «Mi vergogno di ostinarmi a vivere in Sicilia – si arrabbia Vanessa – ancor di più mi spiace di essere impossibilitata a manifestare di presenza la mia indignazione a chi di dovere: nessuno ha diritto di prendersi gioco di una ragazzina per la quale in questo momento l’impegno e lo studio rappresentano un’oasi rispetto a quello che sta passando».   Lo zio della donna, l’avvocato Angelo Bonanno, va oltre. «In quello che sta accadendo a mia nipote – spiega – non è difficile ravvisare il reato di induzione alla dispersione scolastica. La finalità perentoria dell’istruzione a domicilio è la garanzia del diritto allo studio. Ecco perché il rifiuto di assolvere a tale compito istituzionale può annoverarsi come una grave lesione dei diritti costituzionalmente garantiti. Non solo: dove sono i fondi che le scuole dovrebbero accantonare per fornire simili servizi? ». Vanessa e sua figlia aspettano e sperano. Per ora la «scuola» sono i compiti serali dettati dalla compagna che l’aspetta, le spiegazioni telefoniche della prof «con un cuore grande così» e una insegnante privata di tedesco. In attesa che lo schermo del pc, finalmente, si illumini.

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