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Manovra Regione, la corsa di Falcone per l’approvazione: «Il rinvio ci costerebbe due miliardi»

"La Regione rompa il tabù di Cenerentola d’Italia. Niente franchi tiratori, il governo Schifani è il più coeso che abbia visto"

Di Mario Barresi |

Fuori, tutt’attorno, c’è il traffico delirante della settimana di Natale. Ma qui dentro il PalaRegione, nel centro di Catania, alle sette e mezza della sera c’è il deserto. In una stanza, circondato dai collaboratori più fidati, Marco Falcone è sommerso da pile di carpette. L’assessore all’Economia ha sott’occhio una copia della legge di stabilità regionale, con appunti a margine e parti evidenziate in diversi colori. In cima a quasi ognuno dei 30 articoli votati dalla commissione Bilancio c’è un numerino cerchiato: 10, 17, 40, 35, 70… Sono gli emendamenti depositati all’Ars. Ieri alle 20, ora di scadenza dei termini, saranno in tutto più di 800. Una montagna.

Assessore Falcone, i suoi buoni propositi di approvare la manovra entro il 31 dicembre si scontrano con l’evidenza. Forse è meglio rinunciarci…«Non capisco questo approccio. Non lo accetto. È come se anche voi giornalisti tifaste per il “tanto peggio, tanto meglio”. La Sicilia ha la possibilità di allinearsi alle Regioni più virtuose liberandosi dalla prigionia del tabù di Cenerentola d’Italia. E invece assistiamo a una discussione assurda con l’opposizione che chiede di non essere in regola, anziché pressare per l’esatto contrario. Mi sembra tutto così surreale…».

Perché s’è fissato con questa scadenza? Di esercizio provvisorio, in fondo, non è mai morto nessuno…«Di solito il bilancio è stato approvato ad aprile e la cassa della Regione s’è sbloccata fra fine maggio e giugno per restare aperta fino al 15 dicembre. Le fornisco due dati del recente passato per non tornare troppo indietro nel tempo: nel 2021 e nel 2022, con i primi quattro mesi di esercizio provvisorio, la Regione ha erogato rispettivamente 14,1 e 14,2 miliardi al 30 novembre. L’anno scorso è bastato il via libera al bilancio il 10 febbraio per sbloccare 15,7 miliardi: un miliardo e mezzo in più nell’economia siciliana».

Cosa vorrebbe dimostrare?«Che il rispetto delle regole non è soltanto una questione di forma, ma anche di sostanza: approvare la manovra nei tempi di legge genera più ricchezza subito, almeno un paio di miliardi, che a sua volta porta gettito che torna nelle casse della Regione».

Ma i suoi conti valgono anche rispetto alla prospettiva di rimandare, come anche qualcuno della maggioranza sarebbe disposto a fare, di appena un paio di settimane, magari fino a metà gennaio?«Già in questo lasso di tempo congeleremmo 500 milioni. In questo momento la Regione ha 7,5 miliardi in cassa. Non spenderli subito è un peccato mortale. E poi tutti stanno dimenticando che dal 2 gennaio ci sarà un cambiamento epocale».

Quale cambiamento?«La Regione, nei pagamenti, passa dal sistema di cassa a quello di tesoreria. Oggi ci sono 446 dipendenti che fanno mandati, fra poco ci saranno poche decine di persone autorizzate con un cambio di sistema informatico che, dopo un iniziale rodaggio, renderà le procedure più rapide ed efficaci. Un’innovazione che rappresenta un altro elemento di discontinuità rispetto al passato. Come lo sarebbe essere in regola sulla legge di stabilità».

Non è che, come dicono dall’opposizione, su questa scadenza del 31 lei soffre di ansia da prestazione?«L’ansia da prestazione ci sarebbe se avessimo fatto tutto all’ultimo minuto e ora pretendessimo di fare presto. Ma le ricordo che questa manovra l’abbiamo discussa a partire da giugno con assessori e partiti, Anci, associazioni datoriali e parti sociali. La giunta ha votato il ddl di bilancio il 26 ottobre e la manovra l’8 novembre. Ricordo anche che per legge la sessione di bilancio dura 45 giorni. Se fossimo a Pasqua si potrebbe parlare di Quaresima, ma siamo sotto Natale. E dopo i giorni della passione spero che arrivino quelli della resurrezione. O almeno del pentimento, ma forse è meglio chiamarlo ravvedimento, con un atto di buon senso di chi capisce che questo tatticismo incomprensibile non porta a nulla».

Dica la verità: non vede l’ora di mettersi la medaglietta di assessore dei record per lanciare la sua campagna elettorale alle Europee…«Abbiamo registrato molti indici virtuosi: l’approvazione del rendiconto e del bilancio consolidato 2022 nei termini, la valutazione positiva del rating di Fitch sul miglioramento dei conti, la drastica riduzione del disavanzo, sceso da 6,2 a 4 miliardi. E queste non sono medagliette per il singolo, ma vittorie del gioco di squadra del presidente Schifani e di tutto il governo. Lo stesso che porterà ad approvare bilancio e finanziaria entro l’anno».

La sua granitica certezza, fra mal di pancia e invidie, dovrà fare i conti con i franchi tiratori della maggioranza…«Io sono all’Ars da quattro legislature e non ho mai visto un governo e una coalizione coesi come quelli del presidente Schifani».

Le opposizioni invocano un confronto preliminare sull’uso dei fondi extra-regionali. Vi accusano di tenerli nascosti e chiedono che Schifani riferisca in aula prima di votare la manovra.«Ma che c’entra? Questa è una legge di stabilità che si fonda interamente su risorse regionali. L’anno scorso, dopo l’impugnativa del governo nazionale, ci contestarono per l’uso dei fondi comunitari e adesso che non c’è un solo euro si lamentano? Il confronto sui fondi extra-regionali ci sarà, a tempo debito, ma questo è un dibattito che esula dalla manovra. Cercare di confondere le carte è una scorrettezza. Una scorrettezza inaccettabile».

Il leader grillino Di Paola sostiene che se lei continua con questo atteggiamento rischia di andare a sbattere come già successo in commissione Bilancio quando il governo ha dovuto battere in ritirata su una decina di articoli…«Li abbiamo ritirati perché non erano ritenuti essenziali. E le confesso che anche nel testo finale all’esame dell’Ars i pilastri della manovra sono meno di una decina. Su questi punti non siamo disposti a trattare. Per il resto continuiamo a dire alle opposizioni: dateci i temi qualificanti e siamo disposti a discuterne. Confido nel buon senso dell’Ars affinché la parlamentarizzazione della manovra non significhi rinvio a dopo il 31 dicembre».

Nel termine “parlamentarizzazione” è compreso anche il tesoretto di qualche decina di milioni che dicono lei custodisca per accontentare le richieste delle opposizioni?«L’ho sempre detto: questa è una manovra espansiva. L’anno scorso lo era già in parte, ma adesso ci sono le risorse per dare risposte importanti su tanti temi. Posti dalla maggioranza e anche dalle opposizioni».

Sta dicendo che lo spirito del suo selfie con le opposizioni dopo il voto trasversale delle variazioni di bilancio è sempre vivo?«Quel selfie non lo rinnego, il modello è sempre applicabile. Ma sui tempi non si tratta».m.barresi@lasicilia.itCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA