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Ragusa, il sacerdote scrive ai ladri: “Vorrei rubare nel vostro cuore e riempirlo di bellezza”

Dopo i furti delle ultime ore che hanno interessato alcuni edifici di culto della città, la lettera di don Franco Ottone è la testimonianza più sincera del sentire di un uomo di Chiesa

Di Redazione |

“Cari “amici” ladri, vorrei rubare nel vostro cuore per riempirlo di bellezza”. Così il parroco di San Pio X, padre Francesco Ottone, dopo che la sua chiesa, in viale Europa, a Ragusa, ha subito un furto. E non è l’unico del genere consumato negli ultimi giorni.

“Mi rivolgo a voi – scrive don Ottone in una lettera aperta – con il cuore pesante, non per giudicarvi, ma per condividere una riflessione che spero possa trovare un angolo nei vostri cuori. Quando decidete di rubare, soprattutto in luoghi sacri come le chiese di Ragusa (San Pio X, Salesiani, Santa Lucia, Madonna delle scale…), vi siete mai chiesti quali conseguenze portano le vostre azioni? Non solo in termini di danno materiale, ma anche emotivo e spirituale. Immaginate per un momento che qualcuno violi la sacralità della vostra casa, distruggendo non solo le porte e le finestre ma anche quella sensazione di sicurezza e pace che ogni persona dovrebbe avere nel proprio rifugio. Pensate ai traumi e al dolore che queste azioni lasciano dietro di sé, spesso per oggetti di valore molto inferiore rispetto al danno causato”.

“I luoghi che scegliete di profanare con i vostri furti – è spiegato ancora – sono spazi di preghiera, rifugio per le anime e aiuto per i bisognosi. Le chiese e le parrocchie, già alle prese con difficoltà economiche, sono l’ultimo posto dove cercare ricchezze materiali. Sono invece ricche di speranza, fede e comunità. La coscienza è un compagno persistente, e le azioni che compiamo ci seguono, perseguitandoci in modi che a volte non possiamo prevedere. Mi chiedo se siete consapevoli del peso che le vostre scelte potrebbero avere su di voi stessi nel lungo termine. Non vi scrivo con rabbia, ma con tristezza per le scelte che state facendo. Se potessi parlare con voi di persona, vorrei mostrarvi la bellezza della libertà, quella vera, che non si trova nel prendere ciò che non è nostro, ma nel rispetto di noi stessi e degli altri. Se fossimo faccia a faccia, forse l’impulso sarebbe quello di darvi un ceffone, ma ciò che farei davvero sarebbe darvi una carezza, ricordandovi che nulla è perduto. Ci sono sempre possibilità di redenzione, di cambiare rotta e trovare un senso di appartenenza e scopo che non si basa sul prendere, ma sul dare”.

“Infine – conclude don Ottone – non importa da dove veniate o quali credenze abbiate, il messaggio è lo stesso: c’è speranza e possibilità di un futuro migliore. Che Dio benedica voi e le vostre famiglie, che sicuramente soffrono vedendovi scegliere questa strada. Con speranza e un desiderio sincero di vedere un cambiamento nel vostro cuore”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA