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FENOMENO URBANO

Catania, quando la “street art” rende più bella la città: ecco chi c’è dietro le opere comparse negli ultimi anni

Da piazza Grenoble a via Filzi, da via Canfora e via Imbriani fino a via Vanasco: tante i murales artistici che valorizzano interi edifici

Di Maria Elena Quaiotti |

In origine fu il grande murale all’esterno del carcere di piazza Lanza, quello di “Addiopizzo”, che tra l’altro non ha mai avuto bisogno di ritocchi. Ma è in questi ultimi anni che sono spuntate vere e proprie opere di “street art”, come fra via Canfora e via Imbriani, via Vanasco, piazza Grenoble, via Filzi, ma anche in viale Vittorio Veneto, sull’esterno della fermata metropolitana a Nesima e sulla parete di un edificio dello Iacp, uno dei più grandi, 200 mq, alto quattro piani. Chi c’è dietro? Ma soprattutto, hanno avuto l’autorizzazione?

Le autorizzazioni

La domanda, anche se non banale, fa sorridere Antonio Anc Barbagallo (“Anc” è il nome d’arte usato per firmare le opere), artista catanese di 39 anni, “street artist” ed esperto di restauro pittorico, colui il quale ha dato vita alle opere in città all’interno di uno specifico progetto individuale chiamato “Atena”, affiancato per altri interventi più consistenti, come quelli a Nesima, dalla collaborazione con l’associazione “Policromia”. «Certamente, l’autorizzazione c’è sempre – spiega – dal Comune o dai proprietari degli edifici su cui le opere vengono realizzate. Di norma ci sono aziende e privati che richiedono e sostengono economicamente la realizzazione dell’opera sulle loro proprietà, in altri casi sono le aziende partner, come Officina del Colore, che decidono di contribuire in cambio di un ritorno d’immagine, esponendo un banner con il logo e applicando una targhetta. Il vantaggio? Valorizzare pareti ed edifici, spesso imbrattati da scritte o comunque “anonime”, grigie, specie quelle sorte dopo la speculazione edilizia attuata tra gli anni ’50 e ’70, facendole diventare un vero e proprio messaggio artistico e culturale».

Davanti alla scuola

Ad averci colpito era stata in particolare l’opera realizzata in via Filzi, nei pressi del nuovo pronto soccorso del Garibaldi centro: «È stata l’ultima opera del 2021, che si riallaccia a quella appena precedente realizzata in corso Sicilia per la libreria Cavallotto. Il nome del progetto, “Atena”, già suggerisce lo spunto storico e culturale che sta alla base. Del resto da qualche anno a questa parte proprio la “street art” in diverse realtà, soprattutto europee, ha fatto diventare le strade veri e propri musei a cielo aperto. In via Filzi, in particolare, ci troviamo di fronte ad una scuola e l’ambizione è anche quella di riuscire a stimolare il gusto estetico dei giovani, produrre in loro la necessità della tutela del bene comune, il bello della pulizia, di un verde ben curato, che parte innanzitutto da noi».

Quanto tempo serve per realizzare le opere? «Dipende dalla dimensione delle superfici – precisa – ma in genere fra una e le tre settimane. Vengono utilizzate le classiche vernici da esterno, comunque prodotti di alta qualità che durano anni, come dimostra il murale del carcere».

Avete già nuove “commissioni”? «Alcuni progetti e altre opere già “pensate”, che non anticipo per scaramanzia. Ma sarebbe interessante poter rientrare nell’interesse pubblico, e civico, anche attraverso la collaborazione con il Comune. In un recente convegno è stato l’ordine degli Architetti a ricordare come sia da tutelare il centro storico, si potrebbe partire proprio da dove sono nati alcuni obbrobri edilizi, trasformando l’ambiente urbano per ridare bellezza laddove fu sottratta, per salvaguardare l’estetica del territorio, dare l’idea di vivibilità, diffondere cultura attraverso l’arte, dai bambini agli adulti in modo permanente rispettando lo stile Barocco e Liberty, ma contestualizzato nell’epoca contemporanea e con opere connesse tra di loro».

Alcuni privati lo hanno capito, quando anche il “pubblico”?

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