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Simone Cristicchi è un po’ più dei “nostri”: a lui il Premio Premio Carretto Siciliano

La cerimonia a Aci Sant'Antonio

Di Simone Russo |

«C’è più verità in una piccola lacrima, che in un oceano di parole», Simone Cristicchi, in questi anni, ha dimostrato cosa vuol dire essere un cantautore raffinato all’interno della musica italiana. Dillo con l’anima e resterà per sempre” è il suo stile di vita. Lui con la sua anima ha impreziosito la vita, l’anima ed il cuore di chi lo ascolta. Con la sua musica ha donato un qualcosa di unico nel suo genere. Elegante e raffinato. Un’artista che si nutre di bellezza e un’anima che insegue la libertà. Adesso l’artista romano è un “po’ più siciliano”. All’interno della Chiesa Madre di Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania, è stato super ospite e premiato alla XI edizione del Premio Carretto Siciliano, che vede la direzione artistica di Mario Russo. Protagonista con la sua musica di un “Concerto in miniatura”.

«In questo concerto in miniatura – spiega Cristicchi -tutto è ridotto all’osso per una questione di intimità. Ritornare all’essenza di come sono stati scritti i brani, solo chitarra e voce. Durante il concerto ci sono diversi racconti che vado ad intervallare tra una canzone e l’altra. Si crea una atmosfera molto intima, con il pubblico che entra in contatto con la mia essenza».

Tra i tanti suoi successi ci sono brani che omaggiano a Mia Martini e a Laura Antonelli, il racconto di cosa avviene in un centro di igiene mentale, la realtà di una studentessa università. Quando capisce che è il momento di scrivere un brano? Da cosa riconosce il momento giusto?

Non sappiamo l’ispirazione da dove provenga. È un qualcosa che ha a che fare con il mondo dell’invisibile. Non è un nostro potere. L’artista, forse, è più allenato a captare alcuni segnali. Una volta che c’è l’intuizione si può iniziare. Personalmente, molto spesso, parto dal titolo. Invece del testo o della musica, per me, tutto inizia con il titolo. Quando mi arriva una intuizione sul tema che voglio affrontare, poi arriva l’impegno per la scrittura.

Citando un suo album, lei è un “Fabbricante di canzoni”?

A questo punto, credo di essere più un artigiano delle canzoni che un fabbricante. Mi piace proprio cesellare i versi e trovare le parole giuste.

Un impegno che l’ha portata anche in teatro. In questo momento è protagonista con due tournée nazionali. “Franciscus, il folle che parlava agli uccelli” e “Esodo, racconto per voce parole e immagini”. Due spettacoli distanti tra di loro, come sono nate queste due opere teatrali?

Esodo nasce da una pagina di storia, esattamente l’esodo degli istriani e delle Foibe. Questo argomento è una pagina di storia poco conosciuta, molto drammatica. È una metafora dei grandi esodi che stiamo assistendo, purtroppo, ancora oggi. Il tema dello spettacolo è proprio quello dello strappo alle proprie radici. San Francesco, invece, è uno dei maestri spirituali più grandi al mondo. Il suo messaggio, avendo studiato la sua vita, è ancora molto attuale. Questo musical vede un solo attore in scena che mi permette di condividere con il pubblico le riflessioni che sono scaturite dallo studio di questo grande maestro.

Nel suo libro “Happy Next” si interroga sulla ricerca della felicità. È riuscita a trovarla?

La felicità penso che sia un qualcosa di molto fuggevole. Sono dei momenti che ci succedono nella nostra vita, tutto sta nel riconoscere il momento in cui siamo felici. Dobbiamo essere in grado di mantenere viva quella particella di gioia dentro il cuore che ti permette di andare avanti nel cammino.

Come alimenta questa particella?

Con l’arte e con gli affetti. Soprattutto l’atto creativo mi da tanta soddisfazione. Siamo nati anche per creare. Siamo dei creatori, oltre che delle creature. C’è tanto bisogno di creare ed anche di inventare un nuovo modo di stare nel mondo. L’atto creazione è l’apice della gioia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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