Notizie Locali


SEZIONI
Catania 16°

La Reuters vince il Pulitzer con foto suimigranti. Nello staff, il catanese Parrinello

La Reuters vince il Pulitzer con foto sui migranti. Nello staff , il catanese Parrinello

Il fotografo, collaboratore del quotidiano "La Sicilia", realizza scatti sugli sbarchi in Sicilia dagli anni '90

Di Luca Ciliberti |

Catania – Poche ore prima era a fotografare l’ennesimo sbarco nel Ragusano. Facce stanche, provate, bambini indifesi in braccio alle mamme accolti con un sorriso dai soccorritori sulle banchine del porto di Pozzallo. La notizia arriva mentre lui è in giro per Catania, con il suo motorino sgangherato compagno di mille avventure. Troppe cose da fare nel poco tempo libero. «Antonio hai saputo? » gli chiede al telefono Tony Gentile (autore del famoso scatto-simbolo di Falcone e Borsellino, ndr) collega della redazione romana della Reuters. E lui, come sempre sornione: «Cosa? ». «Il Pulitzer, abbiamo vinto premio Pulitzer». Su due piedi Antonio Parrinello, per la prima volta non è bravo a mettere a fuoco. «Ah ok, ci sentiamo dopo». E via, di nuovo in sella al suo scooter. Prima c’è da passare a prendere la moglie Raffaella, lasciarla a casa e correre a scuola dalla figlia Roberta. Nel frattempo il telefono continua a squillare a vuoto, ripetutamente. Sullo smartphonecominciano ad arrivare i tag di Twitter e Facebook, sono i social friends che si congratulano per il risultato ottenuto. E Parrinello che fa? Sorride.

«Sinceramente non avevo realizzato – racconta il fotoreporter della Reuters e collaboratore de “La Sicilia” – mi è servita qualche ora per metabolizzare la notizia e comprendere la reale importanza di quanto era appena accaduto: le foto sui migranti dell’agenzia Reuters premiati con il più prestigioso riconoscimento giornalistico del mondo. Incredibile solo a dirsi. La prima telefonata? Al capo Stefano Rellandini, il capo dell’agenzia foto di Roma che mi ha sempre consigliato come fare delle ottime foto».

 Il Pulitzer 2016. In occasione dell’edizione del centenario, il board del premio Pulitzer ha voluto prestare particolare attenzione al dramma dell’immigrazione. Il New York Times e l’agenzia Reuters sono stati premiati per la sezione fotografica Breaking News grazie agli scatti con cui hanno raccontato la crisi dei migranti in Europa. Per Reuters è stato nominato vincitore lo staff foto, mentre per il New York Times i vincitori sono Mauricio Lima, Sergey Ponomarev, Tyler Hicks e Daniel Etter.Per l’agenzia fotografica britannica, si tratta del terzo Pulitzer, nel 2014 ha vinto nella categoria giornalismo internazionale e nel 2008 per le immagini di news. Un riconoscimento che la stessa Reuters ha voluto condividere con tutto il suo staff in giro per l’Europa. Le foto di Antonio Parrinello, inserite tra i migliori scatti sul sito internet dell’agenzia in tema di migranti, fanno parte integrante di un reportage che racconta quotidianamente i drammi di chi è costretto «ad attraversare il mare tra il freddo, a correre tra le pietre, a marciare per i campi o a strisciare sotto il filo spinato» come spiega il capo redattore Stephen J. Adler nella lettera di motivazione ai giudici del Pulitzer. «Milioni di persone in fuga che i nostri reporter raccontano con umanità e rispetto, è quello che noi chiamiamo il vero fotogiornalismo – sottolinea ancora il capo redattore inglese della Reuters – Le sfide giornalistiche di una storia del genere sono immense. I fotografi non possono ignorare il disagio, ma non devonsostituirsi agli operatori umanitari mentre riprendono la vita vera spogliata del tutto dalla privacy».

Dall’Egeo al Canale di Sicilia. E se Idomeni o Lesbo sono le ultime frontiere del flusso migratorio internazionale, è certamente il Canale di Sicilia la porta principale da cui da anni, ormai, passano i viaggi della speranza. E in mezzo al mare o nei porti siciliani, a raccontare ogni singolo sbarco c’è sempre Antonio Parrinello. «L’ultimo  scatto che ha fatto il giro del mondo è quello del bambino che batte il cinque al medico soccorritore – ricorda – una foto realizzata nel porto di Augusta. Durante gli sbarchi, nelle pause, si scruta, ci si guarda attorno per cogliere anche dei particolari apparentemente insignificanti. Quel faccino sorridente dava esattamente il senso di tutto: la gioia dei più piccoli che vivono con la leggerezza del gioco quelle che per gli adulti sono vere e proprie tragedie umane».Parrinello è conosciuto in tutta la Sicilia, per la sua esperienza e per la sua professionalità. «Nel mio archivio ho documenti sull’immigrazione che risalgono alla fine degli Novanta, quando il fenomeno riguardava soprattutto i Balcani – sottolinea – Allora non c’era la stessa attenzione che c’è oggi su un fenomeno che è diventato globale. Un altro scatto significativo che ha fatto il giro del mondo è quello che ho intitolato “Il gigante e la bambina”: vidi un siriano robusto e molto alto aveva in braccio una bambinaspaventata. Capì subito che tra quell’omone e quella bambina si era creato un legame speciale. Chiesi ai soccorritori della Croce Rossa che cosa fosse successo, mi raccontarono che la piccola etiope aveva perso per sempre i suoi genitori durante quella drammatica traversata».

La forza delle immagini. «Un singolo scatto deve raccontare una storia – dice ancora Parrinello – Spesso si trascorrono giorni in mare, imbarcati con le forze dell’ordine che battono palmo a palmo il Canale di Sicilia. In alcuni periodi dell’anno capita di passare anche una settimana a bordo senza trovare imbarcazioni in difficoltà, a maggior ragione se c’è mare grosso. Giornate intere senza tirare fuori una foto utile alla Thomson Reuters, è la difficoltà e il bello di lavorare per una delle agenzie più importanti del mondo. Con le nostre immagini diamo voce a persone sfortunate che devono essere ascoltate. E questo premio ci fa capire che il nostro lavoro è stato professionalmente riconosciuto». Lampedusa è una tappa fondamentale nel corridoio umanitario dei soccorsi, una realtà che si riesce a comprendere solo se si è lì, sull’isola. «Convivono insieme gli abitanti, i turisti e i migranti – spiega ancora Parrinello – I soccorsi sono veloci e a ripetizione. Si parte con i gommoni per raggiungere le imbarcazioni in difficoltà, poi si tornava con pescherecci carichi con uomini e donne stipati all’inverosimile. Non c’è orario, di giorno o di notte è uguale, si lavora sempre. Si vivono momenti di tensione indimenticabili, da cui non puoi sottrarti se vuoi ottenere delle foto che raccontino la realtà senza filtri».

Una vita in un click. «Mettendo assieme tutte le foto scattate ai migranti, comprendo intimamente che di umano c’è poco o niente. Oggi assistiamo a esodi di disperati che scappano dalle guerre e dai martiri, nulla a che vedere con il fenomeno migratorio che ha interessato noi siciliani nel ‘900. Allora, forse, avrei immortalato la povertà, la valigia di cartone legata con lo spago dove si conservavano quattro stracci portati via da casa. Oggi mi capita spesso di fotografare la morte, le bare tutte uguali in fila di chi non ce l’ha fatta, inseguendo il sogno  di vivere in un mondo migliore».        

Luca Ciliberti                              COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: