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IL RETROSCENA

Casteldaccia, gli operai non dovevano scendere nel tombino: ecco perché non avevano le maschere

Il contratto di appalto prevedeva l’aspirazione dei liquami dalla superficie attraverso un autospurgo e non un'ispezione della vasca

Di Redazione |

Non sarebbero dovuti scendere all’interno della stazione di sollevamento i cinque operai mortiieri a Casteldaccia durante la manutenzione della rete fognaria. Il contratto di appalto stipulato con Amap, la municipalizzata che aveva dato alla loro ditta, la Quadrifoglio group, l’appalto dei lavori, prevedeva che l’aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale nonscendesse sotto terra. Questo spiega perché nessuna delle vittime indossava la mascherina né aveva il gas alert, un apparecchio che misura la concentrazione dell’idrogeno solforato, il gas che poi li ha uccisi.

Le ipotesi

Non è chiaro, dunque, perché i cinque siano scesi all’interno della stazione di sollevamento nè cosa sia accaduto dopo. L’ipotesi che si sia rotto un tubo da cui poi è fuoriuscito il gas è smentita dai vigili del fuoco, mentre non si esclude che gli operai abbiano potuto aprire una paratia che sarebbe dovuta restare chiusa. L’ambiente infatti, in condizioni normali, è a tenuta stagna, tanto che prima della tragedia altri operai aveva lavorato all’interno del tombino.

La Procura di Termini Imerese, che indaga sulla morte dei 5 operai, ha aperto un fascicolo, ancora a carico di ignoti, con l’ipotesi di omicidio colposo plurimo. L’indagine è coordinata dal procuratore Ambrogio Cartosio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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