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«Io sono Antonietta», la cronaca di un delitto rimasto (fino ad oggi) senza un colpevole

Giuseppe Reina è un pronipote della vittima dell'omicidio avvenuto negli anni Cinquanta. Il racconto sarà presentato il 28 gennaio a Zafferana Etnea 

Di Enza Barbagallo |

Il prossimo 28 gennaio alle 18,30 nella Sala consiliare del Comune di Zafferana Etnea sarà presentato il libro «Io sono Antonietta Cronaca di un delitto» di Giuseppe Reina (per i tipi di Algra editore) che racconta la vicenda umana di Antonietta Longo nota come “la decapitata di Castelgandolfo“ uno dei delitti più efferati degli anni ’50, sia per la brutalità della sua esecuzione che per il vilipendio sul suo cadavere.Un caso rimasto irrisolto.

L’autore non si limita ad una fredda cronologia dei fatti, ma ne evidenzia le contraddizioni, gli insabbiamenti che impedirono di giungere alla verità dei fatti e alla cattura dei responsabili. Inoltre propone l’ipotesi inedita che la scena del delitto fosse una clamorosa messa in scena ricostruita apposta per depistare le indagini e non danneggiare qualcuno. Per chiarire questi e altri punti importanti allo scopo di dipanare questa comlpicata matassa l'autore dialogherà con Roberta Franzone, introdurrà l'argomento la giornalista Grazia Calanna. Interverranno il sindaco Salvatore Russo, il vicesindaco Salvo Coco, l'assessore alla pubblica istruzione Cettina Coco, il consigliere comunale Francesco Leonardi, Giovanni Marino, presidente dell'associazione nazionale carabinieri (sez. zafferanese) che ha collaborato all'organizzazione di questo evento che ha il patrocinio del Comune di Zafferana.

Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere questo libro ?

«La prima motivazione è il legame familiare: Antonietta era la sorella di mia nonna paterna, Grazia Longo, e quindi la mia prozia. Complice il periodo pandemico e una forzata cassa integrazione, ho voluto conoscere nei dettagli questa storia. Grazie all’aiuto di mio padre, Orazio Reina oggi 93enne, ultimo testimone vivente dell’intera vicenda, sono venuto a conoscenza di particolari inediti e piuttosto interessanti. Questo libro rappresenta un “unicum” editoriale perché raccontato da un familiare e non da un cronista o da un criminologo. I lettori hanno percepito il fine ultimo della scrittura: rendere a Antonietta un minino di quella giustizia che le fu sempre negata. Un cronista avrebbe esposto solo la fredda cronologia dei fatti, il libro invece scava nelle personalità dei vari attori della vicenda, umanizzandoli e rendendoli persone comuni, con tutti i loro pregi e difetti, affini al lettore. Mi ha spinto anche l’aver constatato o che i più grandi delitti italiani sono stai tutti, più o meno, variamente analizzati e vivisezionati, escluso il caso di Antonietta Longo. Non esisteva alcun libro che si fosse mai interessato a questa torbida vicenda che dunque andava raccontata e dovevo farlo attraverso questo libro che è un atto di fede e d’amore, ma soprattutto un atto d’accusa verso chi mistificò l’intera storia

Ritiene che con l’aiuto del suo libro si potrà giungere finalmente ad una verità?

Nonostante il finale del libro offra una mia personale ricostruzione dei fatti, indicando un preciso indiziato, la storia di Antonietta è un giallo tuttora aperto. Ritengo che la verità assoluta non sarà mai accertata completamente. E’ difficile per chiunque affrontare le difficoltà che ho incontrato in questa mia ricerca estenuante durata circa due anni in cui mi sono trovato ad acquisire documentazioni, leggere centinaia di articoli di cronaca, selezionare le notizie attendibili, tralasciando le fake news. Più volte, deluso e sconfortato ho interrotto la scrittura,ma grazie all’aiuto e all’incoraggiamento di alcuni amici, prima fra le quali Francesca Calì, autrice di alcuni “camei” all’interno del libro, ho ritrovato la voglia di andare oltre»

Come mai le autorità dell’epoca non riuscirono a venire a capo alla soluzione di questo mistero?

«Le autorità dell’epoca, seppur avvalendosi di uomini esperti e validissimi subirono pressioni, certamente altolocate, e fu posto in essere un progetto di depistaggio delle indagini che si conclusero con un nulla di fatto e l’archiviazione. Per Antonietta non fu intentato neanche un processo penale verso ignoti. E’ tutto dire»

Il taglio che lei ha dato al suo libro è diverso dal quello usuale dei libri gialli e coinvolge il lettore

«Ho cercato di adottare alcune tecniche narrative diverse dal taglio usuale dei libri “gialli”. Alcune parti sembrano romanzate, ma in effetti sono solo un espediente per rendere al meglio, alcune situazioni reali che altrimenti non sarebbe stato semplice raccontare e permettere al lettore di immedesimarsi nei vari personaggi della vicenda , anche quando ho introdotto l'espediente di Antonietta che si racconta .“Io sono Antonietta” è un libro a cui, chiunque voglia cimentarsi in futuro con la Decapitata di Castelgandolfo, dovrà naturalmente fare riferimento….. Per conto mio, credo di avere fatto quello che, umanamente, mi è stato possibile. E come scrivo nel libro: ho voluto poggiare un fiore sulla tomba dell’ingenua, sognatrice e sfortunatissima Antonietta che merita giustizia e che deve poter riposare in pace.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA