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IL RETROSCENA

Le mani di Ross Pelligra sull’ex Fiat di Termini Imerese, «solida» offerta da 8 milioni: i suoi piani e i dubbi dei sindacati

Il gruppo italo-australiano del presidente del Catania Fc a un passo dall’aggiudicazione dello stabilimento palermitano

Di Mario Barresi |

Ross Pelligra è a un passo dall’aggiudicarsi l’area ex Fiat di Termini Imerese. Nessuna conferma ufficiale dal ministero delle Imprese e del Made in Italy (che ha la competenza diretta sul bando per la riconversione dei 42 ettari del sito industriale), né dall’assessorato regionale alle Attività produttive, che a breve dovrebbe ricevere una relazione da parte dei commissari straordinari dell’ex Blutec. Eppure, da fonti vicinissime al dossier, La Sicilia apprende che la proposta di Pelligra Group, guidato dall’imprenditore italo-australiano presidente del Catania Fc, per la riconversione del’intera area di Blutec, sarebbe stata giudicata la più «solida» sotto il profilo economico oltre che industriale.

Tant’è che, come si apprende, dovrebbe essere depositata in queste ore una fidejussione di 400mila euro a garanzia di un’offerta complessiva di circa 8 milioni. Uno degli ultimi passaggi, prima dell’eventuale proposta di aggiudicazione che i commissari straordinari (Andrea Filippo Bucarelli, Giuseppe Glorioso e Fabrizio Grasso) sottoporranno al ministero guidato da Adolfo Urso, che sentito il Comitato di sorveglianza, avrà l’ultima parola.

La “diplomazia” etnea in azione

Ma anche l’aspetto più politico dei rapporti col governo nazionale, secondo gli osservatori più maliziosi, sarebbe stato coperto da alcuni incontri romani di Pelligra, che tempo fa ha visto sia Uso sia Ignazio La Russa, grazie al lavoro diplomatico di Manlio Messina, vicecapogruppo di FdI alla Camera, e soprattutto di Sergio Parisi, assessore meloniano a Catania, fra gli artefici, assieme all’ex sindaco Salvo Pogliese, dello sbarco del magnate australiano sotto il Vulcano con la società di calcio rossazzurra.

A Roma, tanto quanto a Palermo, la considerano una «partita chiusa». Il piano industriale di Pelligra è top secret. Per gli obblighi di riservatezza previsti dal bando, ma soprattutto per una precisa strategia del gruppo. L’unico indizio è una risposta dello stesso Pelligra, a precisa domanda sul da farsi a Termini, in un’intervista dello scorso giugno al nostro giornale. «Una totale riqualificazione della Business unit, puntando su tech e food, aiutando le piccole imprese siciliane a crescere, anche con uno spazio che sarà il cuore di Pelligra Group Italia. Attrarremo investitori, anche stranieri, solo in una prima fase saranno impiegati duemila lavoratori». si punterebbe soprattutto sull’integrale ristrutturazione degli stabilimenti, che poi è il modello consolidato di un gruppo che nasce come immobiliare, ma «non sarà l’unica operazione».

Gli “spifferi”

Dai pochissimi spifferi che arrivano da chi, nei palazzi regionali, ha avuto modo di consultare una sintesi presentata dai manager di Pelligra, inoltre, si sa che l’idea è legata a un hub industriale aperto anche alle piccole e medie imprese, interamente alimentato con energie rinnovabili, al centro del quale ci sarebbe un enorme campo di coltivazione di canapa da esportare in Israele, grazie anche alla partnership con un’azienda farmaceutica della quale la holding italo-israeliana deterrebbe una quota.

L’ex SicilFiat, in questa prospettiva, non sarebbe più un distretto industriale monotematico. Dall’automotive, infatti, si passerebbe a un modello misto, aperto a più comparti. Compreso quello nautico, al centro di una delle altre due idee arrivate al Mimit: quella di una grossa azienda termitana di rimessaggio di barche, la Artemar, che ha presentato un’offerta limitata a uno dei capannoni ex Blutec. Una proposta che potrebbe essere compatibile con il piano di Pelligra.

Gli altri concorrenti

A uscire sconfitto è invece l’altro gruppo che concorreva per l’intera area. Si tratta del consorzio di imprese unito attorno al progetto Sud (che sta per Smart Utility District), già nel 2020 interessato, invano, all’area di Termini e che nell’ultimo bando, scaduto lo scorso 4 dicembre, ha aggiornato la proposta sostenuta da più di 15 partner con nuovi importanti soci (fra cui Sciara Holding, guidata dal ceo Fabio Bertolotti, “naturalizzato” messinese, con la divisione specializzata in droni e robot per il controllo di obiettivi sensibili), proponendo una filiera di produzione incentrata sull’economia circolare e verde. La proposta, secondo indiscrezioni, sarebbe stata giudicata interessante dal punto di vista dello sviluppo industriale, ma meno competitiva sul profilo economico.

Nel frattempo, per ragioni diverse, due grossi concorrenti s’erano già ritirati dalla corsa per l’ex SiciliFiat: il potente gruppo ucraino dell’acciaio guidato da Serjey Shapram, che con il suo Alumeta Group avrebbe messo sul piatto 50 milioni per un impianto di produzione componenti di alluminio, supportato dal Consorzio regionale della Meccatronica; e Lars Carlstrom, patron svedese di Italvol, che a Termini avrebbe voluto costruire una fabbrica di batterie per veicoli elettrici, ma non ha presentato offerta perché riteneva «un rischio» la clausola di dover assumere sin da subito i 564 ex dipendenti Blutec.

I livelli occupazionali

Ed è su questo aspetto che i sindacati, in attesa di conoscere i dettagli dell’operazione Pelligra, si concentrano: «Il bando non prevedeva una specifica destinazione industriale, ma è chiaro che a Termini deve continuare a restare l’industria», avverte Roberto Mastrosimone, ex operaio Fiat, segretario siciliano della Fiom Cgil. Alcuni media avevano annunciato per ieri un confronto fra l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, i commissari e i sindacati per fare il punto sul bando. Se ne riparlerà dopo che anche il governo regionale avrà ricevuto notizie ufficiali.

«Non consentiremo che la riconversione si riveli una speculazione immobiliare», avverte Mastrosimone, riferendosi al core business del gruppo australiano. Ma chi ha parlato, negli ultimi frenetici giorni, con i fedelissimi di Pelligra, sostiene che «ci sarà ben altro». Con l’assorbimento degli ex occupati per i quali ci sono circa 120 milioni di risorse pubbliche, di cui 30 subito dalla Regione per favorire i prepensionamenti che potrebbero quasi dimezzare il bacino ex Blutec. Insomma, Pelligra (che tratta da tempo anche il complesso turistico della Perla Jonica di Acireale), si sente già con le mani su Termini. Nei prossimi giorni lo sapremo.

m.barresi@lasicilia.it

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