Notizie Locali


SEZIONI
Catania 15°

L'intervento

Cabina di regia sull’emergenza idrica orfana delle competenze dei geologi

In Sicilia, l’Autorità di Bacino del distretto idrografico dell’isola è stata istituita nel maggio 2018. Perciò, una struttura di appena sei anni di età che deve operare in un territorio esteso come quello siciliano, geologicamente ed idrogeologicamente complesso e fragile

Di Mauro Corrao* |

Diciamo subito, che dovrebbe essere l’Autorità di Bacino ad occuparsi del corretto utilizzo e sfruttamento delle acque sotterranee, siano esse destinate a scopi irrigui o potabili.Con la Legge n. 183 del 1989 – “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” – veniva affrontata una riorganizzazione delle competenze in materia di gestione e tutela del territorio sulla base di una pianificazione di lungo periodo delle attività di prevenzione del rischio idrogeologico riferita al bacino idrografico. L’intero territorio nazionale, dunque, veniva suddiviso in bacini idrografici di rilievo nazionale, interregionale e regionale, prevedendo che, in tali ambiti, le attività di pianificazione, programmazione, individuazione e definizione degli interventi, per tutti i temi inerenti alla difesa del suolo (come il rischio idrogeologico e la gestione idrica), fossero effettuate dalle Autorità di bacino attraverso i piani di bacino. A questi ultimi si riconosceva valore di piani territoriali di settore ed erano lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale venivano pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e la corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali dei singoli territori interessati.L’attuazione dei piani di bacino sarebbe dovuta avvenire attraverso programmi triennali di intervento, redatti tenendo conto degli indirizzi e delle finalità dei piani medesimi. Per svariati motivi, l’adozione dei primi piani di bacino tardava notevolmente ad arrivare. Solo a seguito dell’evento idrogeologico che, in data 5 maggio 1998, colpiva la località campana di Sarno, causando 160 morti, veniva adottato il Dl n. 180/1998, convertito in Legge n. 267/1998, con l’obiettivo di accelerare la macchina normativa ed amministrativa mediante la previsione del termine perentorio del 30.6.2001 per l’adozione dei piani stralcio di bacino (emergenza).In Sicilia, l’Autorità di Bacino del distretto idrografico dell’isola è stata istituita nel maggio 2018. Perciò, una struttura di appena sei anni di età che deve operare in un territorio esteso come quello siciliano, geologicamente ed idrogeologicamente complesso e fragile, in un momento in cui i cambiamenti climatici stanno perturbando pesantemente qualsiasi ciclo naturale legato alla dinamica delle acque.È evidente che alle porte della stagione calda, almeno più delle altre, il problema dell’acqua indirizzata a qualsiasi utente, sia esso un agricoltore, un allevatore o un comune cittadino, deve essere affrontato, anche perché, come sempre, ci si è resi conto di essere in emergenza. Proprio per questo, la Regione Sicilia si adopera freneticamente, istituendo una cabina di regia per la siccità che immediatamente emette delle Ordinanze commissariali che dispongono per i diversi articoli, adozioni e indicazioni. Tra questi, l’adozione del vademecum di azioni e buone pratiche per il risparmio idrico potabile e la possibilità di realizzare delle opere di presa provvisionali per la derivazione e il prelievo dell’acqua, per la durata limitata allo stato di severità idrica elevata o severa, attestata dall’Osservatorio permanente per gli utilizzi idrici dell’Autorità di Bacino e destinate all’approvvigionamento idrico delle aziende zootecniche di un quantitativo di acqua sufficiente alla sussistenza degli allevamenti e delle aziende agricole di quantitativi minimi necessari all’irrigazione di soccorso che garantisca la vita delle colture impiantate. Il tutto, per il periodo necessario al superamento della crisi idrica. Quindi, tutto ciò è l’immediato.Intanto, la stessa cabina di regia della Regione Siciliana voluta dal presidente Schifani, ipotizza la realizzazione di nuovi pozzi a favore dei consorzi di bonifica, sottovalutando l’instaurarsi di nuovi problemi nel medio-lungo periodo.Andando a fare un focus della suddetta cabina di regia per la siccità si riscontra che questa è costituita, tra gli altri, da docenti universitari. La cosa che salta all’occhio, almeno a me, è che tra i professori universitari non figura neanche un geologo. Perché? Noi geologi conosciamo bene l’assetto idrogeologico del territorio siciliano. Tutte le carte tematiche geologiche, idrogeologiche, vulnerabilità delle falde idriche ecc. per tutta la Sicilia, sono state prodotte dagli atenei di geologia di Palermo, Catania e Messina. Perché?Ma forse, visti i costituenti della cabina di regia, ho capito male; l’emergenza non è idrica ma idraulica.La mia non è polemica ma osservazione. Davvero, è inconcepibile che in una situazione di emergenza idrica non vengano coinvolti i geologi.Intanto, mentre scrivo, le condotte idriche dei gestori che paghiamo, perdono acqua nel sottosuolo a causa di mancata manutenzione.La gestione sostenibile dell’acqua include il tema del contenimento delle perdite sulle reti di distribuzione. Al fine di recuperare la maggior quantità possibile della risorsa bisogna per prima cosa intervenire sulle reti idriche. L’Acea Ato, attraverso rilievi, misure di portata e pressione, produzione cartografica, analisi delle utenze e bilancio idrico, realizzazione di postazioni di misura, installazione di organi di chiusura e regolazione, modellazione matematica ed attività di ricerca perdite (581 distretti di misura su oltre 11.500 km di rete di distribuzione), ha stimato nel 2019, volumi persi di risorsa idrica pari al 44,7%. Le azioni messe in atto hanno permesso, dopo un anno, di ridurre i volumi persi di risorsa idrica di oltre il 13%. Tutto ciò ha una ricaduta anche nelle nostre tasche.Come mai le varie SpA e gestori delle acque siciliane non intervengono?Non mi dilungo.È chiaro che, se, oltre alle ordinanze che ci insegnano le buone pratiche per risparmiare acqua potabile e ci autorizzano a prelevare acqua dove ce n’è, si agisse laddove sappiamo che sicuramente otterremmo dei risultati, forse l’utilizzo della parola emergenza sarebbe meno inflazionato.*Presidente Ordine Geologi di Sicilia

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA