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Salario minimo: Faraone (Az-Iv), ‘non convince computo paga oraria’

Di Redazione |

Roma, 4 lug. “Introdurre il salario minimo in Italia è importante. Bisogna garantire la dignità di ogni ora di lavoro”. Così Davide Faraone, deputato di Azione-Italia viva su Twitter, il lungo post sul salario minimo.

“Chi sta dentro la contrattazione collettiva nazionale ha dei parametri di riferimento chiari e precisi, chi è fuori vive nella terra di nessuno. Il testo presentato, però, non convince sul computo della paga oraria”, ha sottolineato il renziano che poi ha spiegato che il tema “non si può dire che abbia una dimensione europea, visto che 21 Paesi della Unione europea lo applicano per legge, mentre l’Italia lo applica settore per settore attraverso la contrattazione collettiva, per poi però non utilizzare il criterio non solo della Ue ma di tutte le organizzazioni internazionali, di un salario minimo non superiore al 60% del salario mediano e proporlo al 75%”.

“Così più che aumentare il salario minimo si rischia che a aumentare sia la disoccupazione. Nonostante i distinguo e le prese di distanza di Calenda, nei fatti, la lettura che si è data della proposta comune Azione, Movimento 5 stelle, Partito Democratico, è quella dell’avvio di un progetto politico comune”, ha detto ancora Faraone che poi ha precisato che parlando della “monopolizzazione del dibattito sul lavoro sul tema del salario minimo” si “rischia di far cadere nel dimenticatoio quello dell’adeguamento complessivo dei salari dei lavoratori, oggettivamente troppo bassi. Bisogna agire sul cuneo fiscale in maniera decisa e strutturale”.

Per lui sono tre le proposte: “Detassare le aziende che garantiscono la partecipazione agli utili per i lavoratori, la loro partecipazione alla gestione e che riducono il gap tra quanto percepisce un top manager e quanto percepisce un operaio. Negli anni ’60, quelli del boom economico, l’amministratore delegato della FIAT guadagnava 12 volte di più di un operaio, già negli anni ’80 questa forbice si era allargata a 45 volte”. E quindi, ha concluso: “Nel 2008 la media delle remunerazioni dei primi 10 top manager italiani era pari a 416 volte lo stipendio medio annuo di un operaio. E nel 2020 questo rapporto è passato a 649 volte”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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