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Rendiconto Regione, la Corte Conti boccia il ripiano del disavanzo

Il pm Maria Rachele Aronica chiede alle Sezioni riunite di parificare il conto del bilancio ma con eccezioni

Di Redazione |

 «Do atto della correttezza istituzionale del presidente della Regione, Renato Schifani, nei rapporti con la Corte». Così il presidente delle Sezioni riunite per la Regione siciliana, Salvatore Pilato, aprendo l’udienza pubblica per il giudizio di parificazione del rendiconto 2020 della Regione. Presenti all’udienza, in corso nell’aula magna della Facoltà di giurisprudenza a Palermo, il governatore Renato Schifani, l’assessore all’Economia Marco Falcone, il ragioniere generale della Regione Ignazio Tozzo, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e diverse autorità istituzionali. 

«Non è una pagella politica, la Corte non dà un voto: la Corte individua gli eventuali vizi di illegittimità economico-contabile e individua aree di gestione dove incrementare l’efficienza amministrativa». Così il presidente delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, Salvatore Pilato, aprendo l’udienza per il giudizio di parificazione del rendiconto della Regione per il 2020. La relazione sul rendiconto è di circa 800 pagine, in udienza è stata portato una sintesi di 180 pagine.

 Nella sua requisitoria di 97 pagine predisposta per l’udienza in corso sul giudizio di parificazione del rendiconto del 2020 della Regione siciliana, il pm della Corte dei Conti, Maria Rachele Aronica, chiede alle Sezioni riunite di parificare il conto del bilancio ma ad eccezione del ripiano del disavanzo che non poteva essere fatto in dieci anni ma in tre anni (860 milioni di euro) e trenta capitoli del bilancio che riguardano entrate, spese e residui (attivi e passivi). Inoltre chiede di non parificare lo stato patrimoniale e il conto economico «per irregolarità». Sarà la Sezione riunite, alla fine dell’udienza, a pronunciarsi. 

Per quanto riguarda lo stato patrimoniale, la Procura della Corte dei Conti contesta alla Regione di non avere fatto la ricognizione straordinaria con la rideterminazione «del suo corretto valore, di non avere costituito il registro unico dei beni inventariali, «la ricapitalizzazione sistematica di società con perdite gravi e reiterate» e «la tardiva elaborazione della conciliazione dei rapporti di credito e di debito tra le società partecipate e la Regione». Inoltre, la Procura segnala la mancanza «di un adeguato sistema di controllo e di verifica sui rapporti finanziari e patrimoniali con gli enti strumentali», un vulnus che «non può che peggiorare la già di per sé grave assenza di qualsiasivoglia evidenza contabile in merito alle refluenze delle risultanze dei rendiconti degli enti in questione sullo stato patrimoniale della Regione». 

 E ancora: «non vi è sufficiente contezza delle somme vincolate prelevate dal conto di tesoreria della sanità e temporaneamente utilizzate in termini di cassa per il finanziamento di altre spese; i ratei e i risconti non risultano adeguatamente valorizzati e anche nella quantificazione dei fondi e degli accantonamenti vengono riscontrate anomalie che non possono essere sottaciute». Infine, si legge nella requisitoria, «la nota integrativa risulta carente e lacunosa, mancando in sostanza una rappresentazione chiara e immediata di taluni valori del bilancio» e «risulta difficoltoso determinare con esattezza tanto il valore finale di ciascun costo o ricavo esposto nel conto economico quanto il valore complessivo dei ratei e dei risconti attivi e passivi esposti nello stato patrimoniale». 

 Riguardo al conto economico, il pm evidenzia «non trascurabili incertezze in ordine all’attendibilità del risultato economico finale». «Chiaramente – si legge nella relazione – il non rendere adeguatamente conto dell’impiego effettivo delle risorse pubbliche non può che ledere gli interessi pubblici sottesi alla loro sana e corretta gestione a discapito della collettività amministrata per tale via gravemente danneggiata».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA