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Spese Ponte sullo Stretto, “insurrezione” contro Salvini: “Fondi scippati alla Sicilia”

Per il ministro delle Infrastrutture la nuova modalità di finanziamento dell'opera, con la duplice partecipazione dell'isola e della Calabria, è corretta

Di Redazione |

Mentre Matteo Salvini ritiene sia giusto che Sicilia e Calabria co-partecipino al finanziamento del Ponte sullo Stretto, in tanti insorgono parlando di fondi “scippati”.

«Che ci sia una compartecipazione seppur minima di Sicilia e Calabria mi sembra più che ragionevole», è l’opinione del vicepremier e ministro delle Infrastrutture. «Se Sicilia e Calabria ci mettono, ad ora, il 10% e lo Stato il 90%, è giusto». Non è un’opera pubblica che unirà solo le due regioni perchè tutta l’Italia ne gioverà. Secondo uno studio di Openeconimics, 20 miliardi di Pil in più all’anno» e la Lombardia prima in termini di benefici. «E’ chiaro che per Sicilia e Calabria cambierà il mondo», ha ribadito sottolineando che non ci sarà solo il ponte ma che “altre decine di miliardi” saranno investiti nelle due regioni.

Non tutti però concordano con Salvini. A cominciare dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. “Il governo regionale della Sicilia ha sempre espresso totale disponibilità verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera che considera strategica, e per questo la giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, dandone tempestiva comunicazione al ministro Salvini con una nota del 18 ottobre. La decisione governativa per cui la quota di compartecipazione della Regione Siciliana debba essere invece di 1,3 miliardi di euro non è mai stata condivisa dall’esecutivo regionale”, riporta una nota della Regione.

“L’auspicio della Presidenza della Regione è che il ministro Salvini si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere importanti investimenti per lo sviluppo dell’Isola”.

«Il Ponte sullo Stretto è da sempre una battaglia di Forza Italia: riteniamo sia una infrastruttura fondamentale non solo per la Sicilia ma per tutto il Paese. Proprio per questo, invitiamo il governo a individuare coperture alternative rispetto a quelle indicate nell’emendamento alla manovra, in cui si sottraggono risorse preziose alla Regione siciliana», dichiara la senatrice siciliana di Forza Italia, Daniela Ternullo. «La Sicilia e i suoi cittadini attendono da troppi anni il rilancio di politiche di sviluppo che consentano di colmare un gap dovuto anche alla condizione di insularità. E’ il motivo per cui riteniamo inopportuno sottrarre risorse preziose al raggiungimento di questo obiettivo».

I pentastellati

Secondo il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca e il collega Luigi Sunseri, presidente della commissione Ue dell’Ars, siamo di fronte «all’ennesima scelta scellerata di un governo nazionale di incapaci che vuole affossare definitivamente la Sicilia, finanziando la campagna elettorale di Salvini con i soldi per le nostre strade e per le altre indispensabili infrastrutture che ci mancano e che frenano lo sviluppo della nostra isola. Tutto ciò non solo è inaccettabile, è anche vergognoso e faremo di tutto perché ciò non avvenga. La riprogrammazione dei fondi di sviluppo e coesione deve passare delle commissioni Bilancio ed Ue dell’Ars, dove faremo le barricate».

“Speriamo- concludono i due deputati – che Schifani scopra il vero volto di un ministro che ha difeso fino a qualche giorno fa e faccia finalmente gli interessi dell’isola che dovrebbe governare al meglio e non quelli del centro destra di cui indossa la casacca. Abbiamo assistito ad un mese di annunci basati sul nulla, senza il supporto di alcuna carta ufficiale. Senza un progetto esecutivo nulla può essere finanziato, men che meno le ambizioni di un ministro che cerca gloria e voti sulla pelle dei siciliani”.

Dalla Cgil alla Uil insorgono anche i sindacati

“Quando la propaganda politica è più importante del servizio effettivamente reso ai cittadini del Mezzogiorno si rende ideologica una scelta concreta come quella di costruire un ponte che, ormai è chiaro, i siciliani e i calabresi pagheranno a caro prezzo, senza trarne alcun beneficio”. Così Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia e Pietro Patti, segretario generale della Cgil di Messina a proposito della sottrazione alle due regioni meridionali di 1,6 miliardi del Fondo di sviluppo e coesione per finanziare l’opera.“Uno scippo ora disvelato – aggiungono – con un neanche tanto abile gioco delle tre carte, di fondi destinati al superamento dei gap infrastrutturali e sociali soprattutto nelle aree interne, che così resteranno tali, condannando Sicilia e Calabria al sottosviluppo. Una truffa annunciata per un’opera che chissà se e quando vedrà mai la luce, che lascerà dietro di sé solo macerie e che non servirà a promuovere lo sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno. Noi riteniamo che spot su spot il Governo cerchi di distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali, non esitando a farlo ai danni del Mezzogiorno”.

«L’emendamento alla manovra, approvato dalla Camera, che rimodula i fondi stanziati per il ponte sullo Stretto, prevedendo una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi, su un totale di circa 11,6 miliardi al 2032, è un vero e proprio scippo, un tentativo goffo, senza senso e controproducente per il futuro del Mezzogiorno, volto chiaramente a placare gli animi dentro la maggioranza», afferma, in una nota, Santo Biondo, segretario confederale della Uil.«Di fatto, per la realizzazione di quel progetto faraonico – aggiunge Biondo – si sottraggono fondi per lo sviluppo regionale, già destinati alla Calabria e alla Sicilia per altri scopi, che erano necessari a garantire, fra le altre cose, la tenuta dei servizi sociali e l’ammodernamento di altre infrastrutture».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA