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Gb: visti speciali per laureati top, atenei italiani snobbati

Elenco delle 37 migliori università basa su liste internazionali

Di Redazione |

LONDRA, 17 MAG – Atenei italiani snobbati nella partita per i visti privilegiati che il governo Tory britannico di Boris Johnson si appresta a garantire ai neo-laureati stranieri intenzionati a lavorare in futuro in ruoli di elevata specializzazione nel Regno Unito del dopo Brexit. Lo confermano i media dopo l’annuncio fatto la settimana scorsa dal ministero dell’Istruzione in vista di uno schema destinato a entrare in vigore dal 30 maggio. Il nuovo schema, denominato High Potential Individual Visa, sarà infatti riservato a chi abbia conseguito il titolo di studio in uno dei primi 37 atenei al mondo riconosciuti come tali dalle istituzioni che certificano i primati globali di qualità. E nella classifica stilata dalle autorità d’Oltremanica – compilata mettendo a confronto i dati delle 3 graduatorie universalmente prese a modello (il Times Higher Education World University Rankings, il Quacquarelli Symonds World University Rankings, The Academic Ranking of World Universities) – nessun ateneo generalista italiano compare neppure fra i primi 100. L’elenco, dominato dagli Usa e con alcune presenze asiatiche, include del resto solo 5 università europee: due svizzere (i Politecnici di Losanna e Zurigo), una francese (l’Ecole Normale di Parigi), una svedese (il Karolinska Institutet di Stoccolma) e una tedesca (l’università di Monaco di Baviera, LMU). L’obiettivo dichiarato del High Potential Individual Visa è attrarre sull’isola nuovi cervelli e talenti stranieri qualificati, al di là della manodopera a basso costo. Chi vorrà far domanda, dovrà però dimostrare di avere almeno 1.500 euro su un conto corrente, oltre a poter pagare 750 euro all’anno per i contributi sanitari. Ma non avrà bisogno di sottostare ad altre formalità burocratiche, purché laureato nei 5 anni precedenti in uno degli atenei top. Ovviamente gli studenti italiani non sono esclusi ipso facto per passaporto: anche per loro varrà infatti il riferimento all’alma mater di provenienza, non il Paese di nascita.

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