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«Ora questa cosa non dobbiamo farcela sfuggire»

Di Mario Barresi - Nostro inviato |

L’akmé, in questo romanzetto criminale, non è soltanto la gestione «personale e disinvolta» di più di mezzo milione di euro di contributi pubblici (e dunque soldi dei cittadini) erogati al Coni di Ragusa. Certo, fanno impressione l’acquisto di gasolio per casa propria, la Focus intestata al figlio, la barca e addirittura la caparra per la casa della figlia. Sono gli elementi più pittoreschi, che colpiscono l’opinione pubblica. Ma nell’ordinanza (che applica gli arresti domiciliari per l’ex presidente Sasà Cintolo e dispone il sequestro preventivo di beni per circa 600mila euro per lui e per l’altro indagato, il suo ex braccio destro Silvio Piazza, denunciato a piede libero) c’è quella che il gip Giovanni Giampiccolo definisce «una vivace operatività finalizzata a riappropriarsi, indirettamente, della Scuola dello Sport».

I conti: assegni e shopping con i fondi del Coni ibleo

La parte più tragicomica dell’ordinanza riguarda il dettaglio delle spese pazze. Poca cosa, sul totale di 573mila euro ritenuti «ingiusto profitto» di somme del Coni fra il 2007 e il 2009. Di questi: 3.650 euro sono finiti alla ditta che fornisce il gasolio per l’appartamento di Cintolo; 19.960 euro a un salone nautico per l’acquisto di una barca “Modello Ranieri Voyager 20” e di un motore marino “Evinrude 150 hp”, oltre che di «accessori usati»; 10.898 euro a una concessionaria di Siracusa per l’acquisto di una Ford “Focus” intestata al figlio di Piazza; 6.330 euro a un’impresa edile per l’acquisto di un appartamento a Siracusa, intestato alla figlia di Piazza. In tutto 37.188 euro distratti «a mezzo di assegni a firma congiunta».

C’è anche la storia della Smart. Acquistata nel 2006 per oltre 17mila euro e intestata alla Scuola dello sport, l’auto (sempre usata dall’ex presidente) viene rivenduta sei anni dopo – nonostante un valore stimato in 6.800 euro dalla guardia di finanza – per appena 900 euro al suocero di un collaboratore di Cintolo.

Al di là delle note di colore, però, il grosso del presunto peculato (per l’esattezza 532.907,89 euro) riguarda quelli che il gip definisce «ingiusto profitto a danno degli enti pubblici, appropriandosi degli importi indebitamente ottenuti mediante emissione di assegni bancari a firma congiunta (Cintolo e Piazza), intestati allo stesso Comitato provinciale Coni Ragusa, ovvero ai soggetti aventi potere di firma (…), nonché con prelievi/pagamenti in contanti, mediante utilizzo del bancomat appoggiato sul conto corrente».

Le fiamme gialle hanno riscontrato che «gran parte delle spese (…) erano state già pagate dal Coni con il conto corrente acceso in Bnl, rendicontate a livello centrale e indebitamente imputate quali giustificativi di spesa nel conto corrente in argomento». In pratica Cintolo e Piazza, per il gip, «hanno fornito giustificativi identici nella qualità e quantità a quelli rendicontati al Coni di Roma e pagati con assegni e bonifici tratti dal c/c istituzionale in Bnl».

«L’illecito – precisa il gip – non si configura al momento dell’erogazione del contributo (…), bensì dopo, con l’appropriazione per fini personali, da parte degli indagati, di somme che erano entrate nella legittima disponibilità del Coni e che a tale ente dovevano essere comunicate, rendicontate e giustificate in entrata e in uscita». Ma il rendiconto, certosino, lo fa adesso la guardia di finanza. Fra il 2006 e il 2015 (la chiusura avviene il 5 agosto, con versamento di 15.889 euro in contanti per coprire il saldo negativo), il conto corrente aperto alla Banca Popolare Agricola di Ragusa movimenta quasi 900mila euro. Le entrate sono tutte bonifici di enti pubblici: 817.404,78 euro dalla Regione, 10.000 euro dal Comune di Ragusa e 9.996,50 euro dall’ex Provincia, per un totale di 837.401,28 euro fra il 2006 e il 2012. I movimenti in uscita ammontano a 877.426,56 euro, di cui 792.831,45 per emissione di assegni bancari o circolari (di cui , 36.928 per bonifici verso terzi, 36.840 per prelievi fra bancomat e sportelli, 2.718,01 per pagamenti Pos e 8.055,10 per interessi o commissioni.

La guardia di finanza di Ragusa ha tracciato, in un altro conto corrente personale di Cintolo, versamenti in contanti (in tutto 83.701 euro) e tramite assegni (200.583,60 euro, dei quali 95mila «riconducibili all’accensione di un mutuo ipotecario»). Una ricchezza sproporzionata, rispetto all’ex presidente del Coni che «percepisce esclusivamente reddito da pensione per un importo medio lordo annuo pari a 22.000 euro circa».

Ai raggi X, inoltre, un altro conto intestato a “Comitato Gestione Piscine Coni” (e gestito dall’arrestato) e uno cointestato allo stesso Cintolo e all’ex segretario provinciale del Coni, Salvatore Ottaviano, estraneo all’indagine anche perché lasciò il ruolo nel 2004.

Il piano: rimettere le mani sulla Scuola dello Sport

Ma non c’è soltanto il peculato. Con la stessa tracotanza con la quale si sarebbero appropriati dei fondi del Coni, Cintolo & C. volevano rimettere le mani su quel “giocattolino” che tutta la Sicilia invidia a Ragusa.

Il gip Giampiccolo parla di «contatti che lasciano profilare il pericolo di commissione di altri reati contro la pubblica amministrazione (abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti) mediante “pilotaggio” della gara per l’assegnazione della struttura, sede della scuola dello sport».

Nei quattro faldoni di quest’indagine, infatti, ci sono anche numerose intercettazioni telefoniche che raccontano un’altra storia. Scandita anche da un linguaggio criptico. Come quella ricorrente esigenza (anche in assolate giornate d’autunno) di «prendere l’ombrello», o di «aprirlo», soprattutto quando qualcuno chiede a Cintolo se «c’è acqua forte» e lui gli risponde che «ancora le nuvole devono arrivare». O come la scelta di «mettere il pigiama» sempre in concomitanza di «tempo che resta brutto», col solito richiamo all’ombrello. Un codice tipico di chi sa di essere intercettato, soprattutto dopo la perquisizione avvenuta lo scorso marzo 2016. Tanto da adottare «cautele non comuni», come le definisce il gip, tanto da «farsi chiamare al telefono dal barbiere».

Ma cosa devono discutere di così importante? Molti dei contenuti (secretati) sono oggetto di ulteriori indagini, ma nell’ordinanza si riassumono alcuni passaggi-chiave. Fra cui alcune conversazioni di Cintolo. «Questa cosa non dobbiamo farcela sfuggire», dice intercettato al telefono mentre parla con un dirigente sportivo. Sottinteso: la Scuola dello Sport. Significativa la data: 20 novembre 2016, meno di due mesi fa. Stessi protagonisti in un’altra chiamata di sei giorni prima. «Sembra che si stiano mettendo d’accordo anche su come debbano sistemare il bando di assegnazione in maniera a loro più favorevole», è la brusca sintesi degli inquirenti, fatta propria dal gip Giampiccolo. Con dettagli che, per ragioni di opportunità, è meglio non approfondire.

Cintolo si dice certo di ritornare in possesso della Scuola dello sport, che nella sua gestione veniva affittata alle società con quello che la Procura definisce «metodo personalistico» basato «sulle amicizie», come confermano numerose testimonianze (tutte agli atti), di presidenti di club e associazioni, costretti però a pagare il “disturbo” anche retribuendo due fidatissimi collaboratori di Cintolo.

Il piano è chiaro: sfilare ai vecchi amici del Coni la Scuola dello Sport e gestirla in proprio. «Con 40/50mila euro l’anno si può fare?», gli chiede il suo interlocutore. E Cintolo risponde: «Te lo garantisco, con una gestione oculata si può. Non come quella dello zio Tom…». Probabilmente un’autocitazione, vista la sua gestione allegra. Si può fare. Con criteri manageriali e non con «le federazioni che ora pagano zero» e con «Giovanni del bar» che «se vuole lavorare ancora qualcosa la deve pagare, non come adesso…».

Il dominus dello sport ragusano, adesso ai domiciliari, discute con i suoi interlocutori (talvolta saranno anche vanterie) di incontri con politici e docenti universitari, dirigenti e funzionari provinciali. Il seguito delle indagini sarà molto interessante.

Il grazie di Malagò al pm e le vanterie (smentite) su “entrature renziane”

Della storia «del tipo del Coni di Ragusa» ce ne parlò, poco meno di un anno fa, un collega giornalista romano. Tant’è che Libero, con un articolò di Giacomo Amadori, qualche tempo fa toccò l’argomento. In quel contesto, i rumors capitolini parlarono (ma senza nessuno che ne scrisse) anche di «importanti entrature» di Sasà Cintolo nei Palazzi del potere, compreso quello del governo. Vanterie, forse, di «agganci con Renzi», favoriti da esponenti non soltanto siciliani del Pd. Ma di tutto ciò, nelle 23 pagine dell’ordinanza del gip Giovanni Giampiccolo – com’è ovvio che sia – non c’è alcuna traccia.

L’altra ipotesi è quella di un “sistema Ragusa” esteso (o estendibile) ad altri comitati del Coni siciliani e nazionali. Ma anche su quest’aspetto soltanto voci e sensazioni, anche perché – nell’indagine coordinata dal procuratore Carmelo Petralia – il Comitato olimpico è parte attiva. È anche grazie a una relazione firmata da Marco Befera (responsabile dell’Ufficio vigilanza del Coni) che i magistrati ragusani cominciano a fare i conti in tasca a Cintolo e soci. Anche i pm di Roma – tramite il segretario generale del Coni, Roberto Fabbricini – hanno ricevuto una denuncia sul “conto ombra”.

Il Coni, almeno nel suo nuovo corso, è parte lesa. E, oltre alla presenza dello stesso Befera e del segretario regionale Lionello Nuccio alla conferenza stampa di ieri, l’asse Coni-magistrati è suggellato da una telefonata del presidente Giovanni Malagò al procuratore Petralia: «Grazie, di cuore, per tutto quello che avete fatto». E anche per tutto ciò che faranno, s’intende.

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