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Sostegno alla Sicilia e asse verso le Europee: ecco il “patto del tonno” fra Salvini e Musumeci

Di Mario Barresi |

POZZALLO – «Caro Nello, io ci sono. Per te e soprattutto per la Sicilia. Potrei farti pesare tante cose che non mi sono piaciute in questi mesi, ma facciamo finta che non è successo nulla. Azzeriamo, ripartiamo daccapo…». Alle due e mezza del pomeriggio, il pranzo della prima domenica da ministro per Matteo Salvini ha i colori smeraldo del porto di Pozzallo. L’hotspot è a qualche centinaio di metri in linea d’aria, ma gli argomenti, attovagliati con 33 gradi fuori, riguardano altre emergenze. Politiche, siciliane. Anche perché nella tavolata leghisti c’è un ospite d’onore: Nello Musumeci.

Il presidente della Regione seduto di fronte al leader del Carroccio e influente azionista del governo gialloverde. Assieme a loro il commissario inviato da Salvini per rigenerare il partito in Sicilia, il senatore Stefano Candiani, e il braccio destro Fabio Cantarella; due fedelissimi del capo, il senatore-economista Alberto Bagnai e il deputato Lorenzo Viviani; i due ex coordinatori regionali Angelo Attagule e Alessandro Pagano. Tutti in maniche di camicia. Musumeci preferisce evitare la calca della convention catanese per incontrare Salvini in un contesto più riservato. Del resto, a tavola – oltre a piatti di tonno, cotto o crudo, senza primo né antipasto, con una bottiglia di bianco e soprattutto birra – ci sono discorsi delicati. Istituzionali, innanzitutto. «Mi fido di te e a te mi affido». Il governatore chiede al vice premier di «sostenere a Roma le battaglie della Sicilia», a partire da negoziati sul bilancio. Per neo-titolare del Viminale, l’istanza è «un’attenzione sul rafforzamento di uomini e strutture delle forze dell’ordine», a partire dalle carenze dei vigili del fuoco.

Insomma, nel “patto del tonno” siglato a Pozzallo, Musumeci chiede una sponda nazionale e Salvini gliela concede. Anche nel ruolo di capo del centrodestra, nel quale «voglio restare», ha ribadito al momento del caffè, assicurando che «quella con Di Maio non è un’alleanza, anche se in queste settimane abbiamo scoperto che i grillini sono interlocutori affidabili, ma un patto di governo», e che dunque «non ho alcuna intenzione di rompere con Berlusconi».

Ed è dentro lo steccato della coalizione che resta chiusa la seconda parte del patto. Che, al netto di scenari gialloverdi in salsa sicula, riguarda la federazione di DiventeràBellissima con la Lega. «Un cammino di avvicinamento che parte adesso con reciproca stima – ammette Musumeci – e che continuerà nei prossimi mesi». La prima prospettiva elettorale sono le Europee, in mezzo ci altri passaggi. Per adesso niente rimpasto in giunta, né assessore alla Lega che è l’unica forza fuori senza posti nel governo regionale. «Non è una questione di poltrone: noi non ne abbiamo chieste, tu non ce ne hai date. Ma quello che dev’essere chiaro – ha scandito Salvini a Musumeci – è che noi siamo la prima forza del centrodestra e in Sicilia non possiamo fare le belle statuine, anche perché stiamo crescendo a ritmo vertiginoso».

Insomma, è questione di tempo. L’assessorato (Agricoltura nei desiderata leghisti) primo o poi arriverà. Tanto più che all’Ars, a detta di più di un commensale, «la mappa del centrodestra è destinata a mutare dopo l’estate». Che ci siano deputati regionali pronti a salire sul Carroccio del vincitore non è un mistero. Uno, Vincenzo Figuccia, si materializza a Pozzallo, accompagnato dalla sorella consigliera palermitana, Sabrina, che sfoggia una camicia verde (scelta «casualmente voluta»), per perorare il no all’hotspot allo Zen. Parlano con Enzo Gibiino, parlamentare forzista per due legislature, e con Tony Rizzotto, unico deputato leghista all’Ars.

Non finisce qui. Semmai Forza Italia dovesse perdere pezzi all’Ars, nel “patto del tonno” c’è anche una strategia comune su come intercettarli: la Lega potrà accogliere i più orientati a destra, DiventeràBellissima quelli più moderati. Movimenti in arrivo da Popolari e Autonomisti, oltre che da qualcuno/a del gruppo misto. Il timer è già innescato: per la primavera 2019 il puzzle del centrodestra siciliano dovrà essere scomposto. E ricomposto.

Twitter: @MarioBarresi

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