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Elezioni: a Catania stravince Trantino, débâcle dei progressisti, la città è di centrodestra

La maggioranza che governa il Paese conquista anche la città etnea: un vero e proprio plebiscito per il nuovo sindaco

Di Redazione |

Come nel 2018 Catania si conferma di centrodestra e la maggioranza che governa il Paese conquista la città etnea dove Enrico Trantino stravince contro Maurizio Caserta (centrosinistra), dandogli un distacco di oltre 30 punti percentuali secondo exit poll e proiezioni con lo scrutinio ancora in corso. Un vero e proprio plebiscito per l’avvocato catanese, figlio di uno dei “padri” della destra siciliana. Dovrebbe concludere ben oltre il 60%.

Anche se l’affluenza è stata di poco superiore al 50%, una bella affermazione per la coalizione di centrodestra che considerava Catania e più in generale questo turno di amministrative come un vero e proprio test nazionale, tanto che venerdì scorso la premier Giorgia Meloni, il vicepremier Matteo Salvini e il ministro Antonio Tajani erano in città per tirare la volata a Trantino.

«Il centrodestra ha dato una bella prova in tutto il territorio nazionale, questo significa che, alla prova dei fatti, il governo Meloni regge benissimo, anzi è stato premiato dagli italiani e deve continuare su questa strada», afferma a caldo il neo sindaco di Catania. Ammette la sconfitta Caserta: «Ho chiamato Trantino, gli elettori hanno sempre ragione».

Gli altri capoluoghi

Anche se non riesce nell’en plein, in Sicilia il centrodestra vince comunque la sfida con l’area progressista, con il Pd che non capitalizza l’effetto Schlein e il M5s che anche nell’isola ora deve fare i conti col calo dei consensi, nonostante l’impegno in campagna elettorale di Giuseppe Conte.

A Siracusa, la coalizione manda al ballottaggio Ferdinando Messina, che se la dovrà vedere con l’uscente Francesco Italia (Terzo polo) mentre è solo terza Renata Giunta, candidata dei progressisti. A Ragusa riconferma per il civico Giuseppe Cassì (circa il 60%), che si mette alle spalle Riccardo Schininà (Pd) intorno al 19%, Giovanni Cultrera (centrodestra) col 12% e Sergio Firrinceli (M5s) con il 9% circa. A Trapani quasi certa la vittoria dell’uscente Giacomo Tranchida, appoggiato da dieci liste civiche, alcune con candidati di Pd e Lega, partiti che hanno rinunciato al proprio simbolo perché spaccati al proprio interno. Un caso che potrebbe avere adesso conseguenze sul governo Schifani, con l’assessore leghista Mimmo Turano che non è riuscito a convincere molti dei suoi ad appoggiare Maurizio Miceli, esponente di FdI e candidato del resto del centrodestra, che si aggira intorno al 30% delle preferenze.

Scateno mattatore

Si conferma mattatore elettorale Cateno De Luca: giunto alle spalle di Renato Schifani alle Regionali in Sicilia dell’anno scorso, il leader di Sud chiama Nord che è riuscito a fare eleggere due parlamentari alla Camera e al Senato, è il nuovo sindaco a Taormina.

Lo sconforto dei progressisti

Sconforto nell’area progressista. «Aspettiamo i risultati finali anche per rispetto dei tanti militanti impegnati nei seggi in Sicilia in questo momento. Ma se dovessero essere confermati i primi risultati saremmo di fronte ad una vera e propria catastrofe elettorale», commenta Antonio Rubino, componente della direzione nazionale del Pd.

L’affluenza

L’affluenza Nei 128 comuni al voto in Sicilia l’affluenza è stata del 56,39 per cento. Complessivamente hanno votato 756.144 cittadini su 1.340.983 aventi diritto. .COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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