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Sammartino, il mafioso e l’incontro in pizzeria: «Come se già fosse fatto»

Di Mario Barresi |

Catania. Il 28 ottobre 2017 era di sabato. Otto giorni dopo ci sarebbero state le elezioni regionali. Poco prima di mezzogiorno, Lucio Brancato (fra i 18 arrestati del blitz “Report”, ritenuto uomo di fiducia di Orazio Scuto, boss del clan etneo dei Laudani), parla al telefono con la compagna. La telefonata è intercettata. «Ieri è venuto Luca», dice lui. Raccontando della visita ricevuta in pizzeria a Mascalucia il giorno prima: «Passano due con il motorino, e quello di dietro mi fa tipo con il pollice in alto: “Grazie, grazie, ciao ciao”. Con il casco! E mi sono detto: “Ma chi spacchio è?”».

È Luca Sammartino, che di rientro da Belpasso, si materializza dopo «un po’ più di mezz’ora». Così: «Prende, entra, è salito lì sopra, mi ha baciato: “Ciao, Grazie! Grazie a tutti!”. Ha baciato a tutti, gli ha dato la mano a tutti: “Grazie per quello che state facendo!”». Brancato poi alla donna racconta il momento-clou dell’incontro: «Basta, l’ho accompagnato, e arrivato circa a metà della traversa piccola lui prende e mi fa: “Mi raccomando Lucio, Salvo (ndr Salvo Failla) mi ha detto tutto, ti raccomando… qua, così, colì!”. E gli ho detto: “Eeeee… quello che posso fare non ti preoccupare! Quello che posso fare facciamo!”. Gli ho detto: “Ma io ti raccomando anche….”. “Sì, sì, mi ha detto Salvo… mi ha detto”. La compagna gli chiede: «Ma tu che gli raccomandi scusami?». E nella risposta di Brancato ci sono entrambe le richieste a Sammartino. «Ma il posto di mio nipote che lui ha promesso gli fa fare tre mesi alla Mosema, te lo avevo detto», ricorda l’arrestato. Che poi racconta della seconda istanza: «”Vieni con me” gli ho detto. Me lo sono portato li dietro, all’ingresso del bar, no?. Gli ho detto: “Mi devi far togliere questa cabina,,, questa cabina telefonica”. Mi ha detto: “Giorno 8, non ti dico che la tolgono subito ma… tranquillo; che è solo questo?”. (…) Mi ha risposto: “Non ti preoccupare, è fatta; come se già fosse fatto!”. Ora voglio vedere».

Quest’intercettazione è la sintesi (ma non l’unica prova) dell’ipotesi di reato che la Procura di Catania contesta a Sammartino, per il quale non ha chiesto alcuna misura al gip. Ma per i pm emergono «rapporti qualificati» fra il deputato regionale di Italia Viva e il mafioso arrestato, a dimostrazione della «capacità di infiltrazione» del clan, «in grado di assicurarsi contatti con esponenti politici qualificati».

L’incontro in pizzeria – raccontato de relato nell’intercettazione, ma riscontrato dagli investigatori incrociando i «grafici degli spostamenti» di Sammartino – è uno dei «rilevanti elementi probatori» sulla «avvenuta conclusione di un accordo» fra Sammartino e Brancato: voti alle Regionali 2017 in cambio di «utilità». C’è questo (e molto altro ancora) nelle carte dell’inchiesta dei pm Marco Bisogni e Tiziana Laudani, coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro con gli aggiunti Francesco Puleio e Ignazio Fonzo.

Gli inquirenti ritengono di avere «puntuali riscontri» sul «sostegno elettorale» di Brancato con l’impegno della sua famiglia. Uno è un’intercettazione ambientale in cui l’arrestato parla con alcuni congiunti e con Salvatore Failla (estraneo all’inchiesta), ex assessore a Pedara, definito «cugino» e anche «collaboratore» di Sammartino. A un certo punto la cognata di Brancato con una «semplice battuta» evoca a Failla il patto: «Io pensavo che eri venuto per darmi qualche 20 euro, visto che noi abbiamo fatto il nostro dovere». Per i pm è la prova che «la famiglia Brancato aveva votato» per il candidato proposto da Failla e che «pertanto si aspettava la contropartita promessa».

Del posto di lavoro promesso alla Mosema, la ditta di raccolta dei rifiuti nell’hinterland etneo, al nipote («non meglio identificato», come si legge nell’avviso di conclusione indagini) non si fa più cenno esplicito. Ma comincia il pressing per rimuovere l’ingombrante cabina telefonica davanti alla pizzeria di Massannunziata, frazione di Mascalucia. Il 16 novembre Brancato contatta Failla per «concordare un incontro» col deputato regionale appena rieletto, che l’indomani avrebbe organizzato il «ringraziamento al Palaghiaccio». Il presunto braccio destro del boss Scuto mostra pazienza: «E poi ci vediamo in segreteria con la pace… prima lo faccio salire». Ma è risoluto: «Tu lo sai cosa devi fare!!!», dice ripreso dalle telecamere piazzate dalla guarda di finanza.

In effetti un incontro fra Sammartino e Brancato ci sarà davvero, il 20 novembre. Nello studio dentistico del politico, che lo racconta a Failla, che è pure suo cugino, tre giorni dopo. Questo lo stralcio dell’intercettazione.

(…omissis…)

L: Ah! Si! Questo già l’ho visto, tranquillo già a questo l’ho visto, tranquillo.

S: Però ti voleva parlare.

L: L’ho visto lunedì allo studio.

S: Bravo, che è venuto perché aveva un problema ai denti.

M: (incomprensibile).

L: Basta, basta tranquillo questa me la sbrigo io.

(…omissis…)

Secondo la Procura «la pregressa storia criminale» di Brancato (uscito dal carcere nel 2010 dopo aver scontato una condanne per mafia a 14 anni e 10 mesi) «non poteva non essere nota» a Sammartino, «presso il cui studio medico» l’arrestato «si è peraltro più volte recato».

Soltanto per curare il mal di denti?

Twitter: @MarioBarresi

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